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Gli alieni esistono, ma non abbiamo le prove. Anche voi però potete contribuire a trovarle

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Scoprire se su altri pianeti esiste la vita non è un lavoro semplice. Se proprio dobbiamo cercare tracce di vita Aliena però, invece di fare una inutile caccia all’UFO l’approccio migliore potrebbe essere quello di cercare segnali di qualcuno che abbia un’intelligenza abbastanza sviluppata, da poter propagare dei segnali della propria esistenza. Se infatti continuiamo a scoprire esopianeti che potrebbero ospitare delle forme di vita, non abbiamo ancora la tecnologia per poterli esplorare e verificare se, magari allo stato primordiale, vi sia qualche essere vivente. La cosa più sensata quindi è quella di cercare di intercettare dei segnali di qualche entità che voglia comunicare con noi, e che magari abbia scoperto le onde radio.

Il problema vero è che, tra tutti i segnali radio generati dagli innumerevoli corpi celesti, è molto difficile riuscire a comprendere quali di questi provenga da una forma di vita intelligente.

Seti@home, volontari alla ricerca degli alieni

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I più “maturi” di voi forse si ricordano del progetto Seti@home. Questo esperimento della Berkeley University, utilizzava un sistema di calcolo distribuito per far girare una serie di calcoli molti complessi, volti a decifrare, tra miliardi di segnali provenienti dallo spazio, quale di questi possa provenire da una intelligenza reale. In altre parole, visitate il sito, scaricate il software e ricevete dal server una serie di calcoli, il vostro computer li svolgerà nei momenti di inattività, e manderà il risultato al server. Il progetto è attivo dal 1999, ed in 18 anni non ha ancora fornito prove inconfutabili. Il risultato vero di questo esperimento però è stato quello di dimostrare che il calcolo volontario è una risorsa tangibile, ed assolutamente sfruttabile.

Breakthrough Listen, 100 milioni per trovare gli alieni

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Il progetto è di Stephen Hawking ed è stato finanziato da un magnate russo, Yuli Milner. In questo caso non si tratta di volontariato, ma di “forza muscolare da oligarca”, in altre parole un sacco di soldi, con l’unico scopo di “passare alla storia”. L’attività in realtà non è in competizione con Seti, ma è anzi una sua costola, lanciata nel 2015, che ha lo scopo di fornire dati ulteriori.

In realtà, nonostante il progetto abbia solo due anni, ci sono già dei risultati più o meno importanti. Breakthrough Listen ha un’idea di base molto semplice: prendo a noleggio i radio-telescopi più grandi del mondo, ed analizzo i segnali che ricevono, combinandoli tra loro. Questo enorme mix di onde radio ha già trasportato qualcosa di molto interessante, e l’equipe di ricerca è già riuscita ad individuare 11 segnali che, per frequenza e larghezza di banda, potrebbero provenire da un emettitore artificiale.

La cosa più affascinante è che il progetto è totalmente open source, quindi nessuna teoria cospirativa può puntare il dito verso i governi che vogliono occultare gli alieni. Coerentemente al pensiero di Stephen Hawking inoltre, il progetto non ha lo scopo di segnalare la nostra presenza agli alieni (che secondo il fisico potrebbe essere estremamente pericoloso), ma anzi ha l’obbiettivo di scoprire, in maniera passiva, se esiste qualche altra forma di vita nell’universo, senza però fargli sapere che ci siamo anche noi.

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