Google, nel corso di queste ultime ore sta rimodulando la sua policy interna nei riguardi dei siti che mostrano ads pubblicitari dal contenuto invasivo, operando due importanti cambiamenti che influenzeranno i risultati di ricerca e che, da un certo punto di vista, faciliteranno il filtraggio dei contenuti verso gli utenti.
Google, dopo aver rimodulato il comportamento del proprio motore interno a vantaggio di quei siti che offrivano, sin dal 2015, contenuti ottimizzati per il settore mobile, opera ora un netto cambiamento dovuto al fatto che ormai quasi tutte le piattaforme web (si parla dell’85%) sono in grado di ottimizzare la visualizzazione delle pagine adattando il proprio contenuto al display di uno smartphone o di un tablet. A ragion di ciò, viene eliminato, quindi, il label mobile-friendly nei risultati di ricerca.
Risolto questo problema, però, rimane quello inerente le pubblicità online invasive che compromettono l’esperienza di utilizzo nei confronti dell’utente finale e che confermano la volontà del colosso di Mountain View di procedere formalmente inibendo la presenza attiva nel risultati in primo piano relegando i siti che si ostinano ad adottare questa politica ad una posizione più bassa.
Specialmente al’interno di un display mobile, infatti, i contenuti rischiano seriamente di compromettere l’user experience. Google Corporation, infatti, ha ben pensato (a partire dal 10 Gennaio 2017) di penalizzare i siti che mostrano banner di certe dimensioni e non pertinenti. Restano fuori dal contesto le informativa sulla Policy Cookies, sull’accertamento dell’età per l’accesso a determinati servizi e tutte quelle immagini a schermo che occupano una porzione minima di quest’ultimo.