Da qualche giorno si parla molto di Hate Speech, testualmente “discorsi di odio”. Il fenomeno era emerso in Australia, ma un post di Arianna Drago, una giovane utente di Facebook, diventato velocemente virale, ha evidenziato il problema anche in Italia.
Cosa sono gli Hate Speech?
Si tratta, molto semplicemente, di gruppi dove vengono condivise foto di utenti Facebook, per lo più giovani ma in alcuni casi adolescenti, in pose normalissime, che vengono però commentate con frasi estremamente volgari, inneggianti all’umiliazione fisica. Se di primo acchito può sembrare semplice goliardia, basta leggere qualche commento in più per cogliere un lato quasi patologico, uno sfogo di qualche istinto represso che ha dei lati quasi spaventosi.
Niente di diverso da un commento “particolare” su una collega o una conoscente come se ne sentono al bar o nello spogliatoio. Nella vita reale però il “gruppo” argina il commento eccessivo. Nei social network invece gli elementi “malati” hanno la possibilità di riunirsi ed interagire, creando comunità malate a loro volta. Per alcuni magari è solo un gioco, goliardico ed estemporaneo, ma per molti può essere una fonte per alimentare la propria malattia.
I reati che si possono configurare in queste comunità sono molteplici, dal furto di proprietà privata all’istigazione alla violenza ed allo stupro, fino a derivare nella pedofilia in alcuni casi.
La prima community contro gli Hate Speech
Questo fenomeno non è sicuramente da sottovalutare, ed è stata attirata anche l’attenzione del ministro Boldrini, che ha manifestato il suo supporto ad Arianna Drago e la sua indignazione nell’apprendere che i post di denuncia della ragazza sono stati oscurati.
Per contrastare in maniera attiva questo problema è nata “Parole O Stili“, una community dedicata a contrastare il fenomeno dell’ostilità verbale, troppo comune sui social. La necessità non è nuova, perché se si parla solo ultimamente, a livello istituzionale, del fenomeno, questo non vuol dire che chi usa i social network quotidianamente non avesse già da tempo rilevato il fenomeno.
La violenza verbale è molto semplice su un social network, e delle misure per arginarla, nel rispetto della libertà di parola, sono indispensabili anche a livello istituzionale. Nel frattempo potete supportare l’iniziativa di questi ragazzi visitando il sito di Parole O Stili.