In Cina, WhatsApp, ovvero l’applicazione di messaggistica più popolare del mondo occidentale, ha aperto una forma di censura selettiva. Tanto che l’app è stata stata bloccata per diverse ore. Non più condivisione di messaggi, video e audio, per gli utenti che si trovavano nel paese.
Da diversi giorni, mentre si prepara alla una grande conferenza del Partito Comunista della Cina, la censura ha sistematicamente bloccato le fotografie che ritraevano il Ppremio Nobel per la Pace Liu Xiaobo, morto di cancro in stato di detenzione. Tutte le immagini di Liu Xiaobo sul suo letto d’ospedale, e tutte le forme di commemorazione, sono state vietate sui social network nazionali come wechat, e in gran parte censurati dal governo.
WhatsApp, di proprietà di Facebook, al contrario utilizza un sistema di crittografia, noto come “end to end” , che impedisce al censore di controllare il contenuto dei messaggi scambiati – e quindi di censurarli per tempo.
Il “Grande Firewall”
Invece, per il blocco di WhatsApp al suo completo, il cui uso conta una minoranza in Cina rispetto ad altre piattaforme, il governo ha fatto ricorso ad una tecnica più sottile: il “Grande Firewall” . Si tratta di un sistema tutto cinese di censura web che sembra bloccare solo i messaggi inviati dai server di contenuti multimediali (voce, immagini, ecc) e lascia funzionare normalmente i server di invio dei messaggi di testo. Il blocco attuale totale, però, è del tutto sconosciuto: i disturbi registrati e segnalati non erano gli stessi per tutti gli utenti.
WhatsApp è l’unico servizio di Facebook che opera in Cina. Il social network di Mark Zuckerberg, infatti, è bloccato nel paese dal 2009, mentre Instagram dal 2014. La prima rete di condivisione del mondo ha rifiutato di rispondere all’annuncio del blocco parziale di WhatsApp.