Come quando si parlava di criptovalute, l’ultima cosa a cui si pensa quando entrano in gioco il concetto di Intelligenza Artificiale è l’enorme consumo energetico che c’è dietro, e quindi l’impatto ambientale. L’estrazione di Bitcoin negli scorsi anni ha raggiunto livelli critici, un fabbisogno energetico che supera quello di molti paesi di grandi dimensioni. Secondo alcuni analisti, lo stesso scenario si ripeterà con le IA e quindi ci sarà una richiesta sempre più grande di elettricità.
Banalmente, usare Internet porta a un impronta di carbonio perché si usa energia elettrica, non solo per alimentare il dispositivo che si sta usando, ma per sfruttare l’infrastruttura della rete. Detto, nel mondo l’attuale emissione di CO2 legata all’intero settore IT è di appena il 2%, ma entro il 2030 potrebbe raddoppiare proprio a causa di uso più ampio dei sistemi basati su un’Intelligenza Artificiale.
Il peso dell’Intelligenza Artificiale sul consumo elettrico
Le parole di esperti riportate da Bloomberg: “Fondamentalmente parlando, se vuoi salvare il pianeta con l’intelligenza artificiale, devi considerare anche l’impronta ambientale. Non ha senso bruciare una foresta e poi usare l’intelligenza artificiale per tracciare la deforestazione. L’impatto ambientale di questi sistemi è difficile da quantificare al momento e ovviamente a queste aziende non piace rivelare quale modello stanno utilizzando e quanto carbonio emette.”
Per esempio, l’IA ChatGPT 3 è stata addestrata con un database così vasto sono serviti 1.287 megawatt all’ora per far funzionare i 10.000 processori. Adesso c’è la versione successiva, la versione 4 che ha richiesto 570 volte ancora più dati per raggiungere i risultati voluti. Il problema è che non è l’unica IA che sta venendo addestrata tutt’ora.