Le iconiche statue Moai dell’Isola di Pasqua (Rapa Nui), in Cile, sono tra i più affascinanti misteri archeologici del mondo. Con oltre mille colossi di pietra disseminati sull’isola, ci si è sempre chiesti cosa avesse causato la fine della loro costruzione. Fino a poco tempo fa, le principali teorie parlavano di deforestazione massiccia, guerre tribali o declino demografico. Ma una nuova ricerca getta luce su un altro possibile fattore: una grave siccità.
Un’analisi nelle profondità del lago
Lo studio, pubblicato su Earth ArXiv, ha analizzato isotopi di idrogeno presenti nello strato ceroso delle foglie fossili conservate nei sedimenti dei laghi dell’isola. I risultati sono sorprendenti: tra il 1550 e l’inizio del XVIII secolo, Rapa Nui ha vissuto un drastico calo delle precipitazioni, pari a circa 900 millimetri d’acqua in meno all’anno.
Una siccità prolungata di questa portata avrebbe potuto colpire duramente la capacità della popolazione di:
- coltivare cibo,
- mantenere la coesione sociale,
- e soprattutto portare avanti progetti artistici e monumentali come la costruzione dei Moai.
Oltre il collasso violento: una lettura alternativa
Secondo gli autori dello studio, non è necessario ipotizzare un collasso violento o una guerra devastante per spiegare la fine dell’epoca dei Moai. La siccità avrebbe creato pressioni tali da favorire conflitti tra comunità, portando a una riorganizzazione del territorio e delle priorità culturali.
Questa narrazione, più sfumata rispetto a quella del crollo totale, suggerisce un adattamento forzato ma non necessariamente distruttivo: la cultura di Rapa Nui potrebbe aver reagito a una crisi climatica riorientando le proprie energie.
Un dibattito ancora aperto
La ricerca ha ottenuto il plauso di diversi esperti, come Daniel Mann, geologo dell’Università dell’Alaska, che ha dichiarato: “Le prove sono piuttosto consistenti”. Tuttavia, alcuni studiosi restano cauti. Dale Simpson, antropologo dell’Università dell’Illinois, sottolinea che i dati ambientali sono solidi, ma le conclusioni culturali potrebbero essere premature: “Ci concentriamo troppo sul collasso ambientale, ma potrebbero esserci altri motivi per cui la costruzione dei Moai si è fermata.”
Un enigma ancora scolpito nella pietra
La vera risposta, forse, non sarà mai una sola. Le grandi opere spesso si interrompono per un insieme di cause complesse: ambientali, sociali, culturali e spirituali. Ma questo studio aggiunge un tassello importante, ricordandoci che anche la resilienza ha un limite e che il clima può plasmare, interrompere o trasformare intere civiltà.
Mentre camminiamo tra i Moai, immobili e solenni, è affascinante pensare che forse fu la sete a fermare le mani che li scolpivano.
Foto di Stephanie Morcinek su Unsplash