Il 12 novembre 2014 l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha dispiegato il lander Philae sulla superficie della cometa 67P. Partendo dal suo sito di atterraggio iniziale la navicella è rimbalzata più volte sulla superficie della cometa prima di fermarsi presso un’area riparata simile ad una caverna per poi spegnersi definitivamente. Dopo sei anni l’ESA è finalmente riuscita a identificare i vari punti di atterraggio del lander rivelando un’inquietante volto a forma di teschio lasciato dalle sue impronte.
La sonda Rosetta ha orbitato intorno alla cometa 67P dall’agosto 2014, studiando il nucleo e la chioma della cometa. Philae rappresenta il coronamento della missione. Dopo un primo atterraggio in seguito ad un volo di due ore, il lander, prima di spegnersi, ha raschiato la superficie della roccia spaziale esponendo uno strato di ghiaccio antico risalente alla prima formazione della cometa. Le impronte lasciate dal lander su questo pezzo di ghiaccio grezzo hanno rivelato un volto simile ad un teschio catturando lo sguardo curioso dei ricercatori. Se siete scettici potete vedere il volto nel video dell’ESA qui sotto.
Scoperta un’area incontaminata di una cometa
Situato a soli 30 metri dal corpo immobile del lander ormai spento, l’area esposta del ghiaccio grezzo misurava circa 3,5 metri quadrati. Nel momento in cui le immagini sono state catturate, la luce del Sole era direttamente irradiata sul ghiaccio grezzo, il che lo faceva apparire più luminoso dell’ambiente circostante. Il ghiaccio non era stato precedentemente esposto all’ambiente spaziale, di conseguenza non aveva mai subito l’erosione spaziale. In sostanza, offre una finestra su come appariva la cometa quando si è formata per la prima volta.
L’incidente di atterraggio ha anche fornito agli scienziati l’opportunità di misurare la consistenza della polvere ghiacciata all’interno del masso di una cometa. La loro conclusione è che sia molto morbida e spumosa. Secondo gli scienziati, lo sfortunato atterraggio di Philae potrebbe aiutare a informare le future missioni su altre comete in orbita.
Ph. Credit: ESA