Menopausa precoce: la terapia ormonale sostitutiva può ridurre il rischio di Alzheimer

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L’Alzheimer è una delle malattie neurodegenerative più temute, responsabile di gravi perdite cognitive e di memoria. Da tempo gli scienziati cercano di capire quali fattori possano aumentare o ridurre il rischio di svilupparla. Una recente ricerca ha messo in luce un legame interessante tra la menopausa precoce, la terapia ormonale sostitutiva (TOS) e la probabilità di ammalarsi di Alzheimer, aprendo a nuove prospettive di prevenzione mirata.

Che cos’è la menopausa precoce

La menopausa viene definita “precoce” quando si manifesta prima dei 45 anni, con la conseguente interruzione della produzione ormonale da parte delle ovaie. Questa condizione può avere conseguenze importanti sulla salute, aumentando il rischio di osteoporosi, malattie cardiovascolari e disturbi dell’umore. Negli ultimi anni si è iniziato a studiare anche il suo impatto sul cervello e sulla memoria, con risultati che indicano un legame diretto con la vulnerabilità ai disturbi cognitivi.

Il ruolo degli estrogeni nel cervello

Gli estrogeni, principali ormoni femminili, non sono fondamentali solo per la fertilità, ma hanno anche un ruolo cruciale nella protezione del sistema nervoso. Favoriscono la plasticità cerebrale, regolano i processi di memoria e contribuiscono a ridurre l’infiammazione. Quando i livelli di estrogeni crollano bruscamente, come accade nella menopausa precoce, il cervello potrebbe essere più esposto a processi degenerativi che favoriscono l’insorgenza dell’Alzheimer.

Terapia ormonale sostitutiva: cos’è e come funziona

La TOS consiste nella somministrazione di ormoni, solitamente estrogeni e progesterone, per compensare la perdita dovuta alla menopausa. Già utilizzata per alleviare sintomi come vampate di calore, insonnia e secchezza vaginale, la terapia potrebbe avere anche un effetto protettivo a livello neurologico. L’ipotesi è che, se iniziata tempestivamente nelle donne con menopausa precoce, possa preservare le funzioni cognitive nel lungo periodo.

Cosa dicono gli studi recenti

Le nuove ricerche mostrano che le donne che hanno iniziato la TOS subito dopo la menopausa precoce presentano un rischio inferiore di sviluppare Alzheimer rispetto a chi non ha seguito alcun trattamento. Questo effetto sembra essere legato non solo al ripristino dei livelli ormonali, ma anche al momento in cui la terapia viene avviata: più è tempestiva, maggiori sono i benefici osservati. Al contrario, iniziare la TOS molti anni dopo potrebbe non avere lo stesso impatto protettivo.

I limiti e le cautele

Nonostante i dati promettenti, gli esperti sottolineano che la TOS non è una soluzione universale. Non tutte le donne possono assumerla, perché in alcuni casi può aumentare il rischio di trombosi, tumori al seno o malattie cardiovascolari. Per questo motivo, la decisione di iniziare un percorso di terapia ormonale deve essere sempre valutata con un medico specialista, considerando attentamente la storia clinica individuale e i possibili effetti collaterali.

Verso una medicina personalizzata

La scoperta del legame tra menopausa precoce, TOS e rischio di Alzheimer apre la strada a strategie di prevenzione sempre più personalizzate. In futuro, la genetica e la medicina di precisione potrebbero aiutare a identificare quali donne trarrebbero maggiori vantaggi dalla terapia, riducendo i rischi e massimizzando la protezione sul piano cognitivo. L’obiettivo è arrivare a cure su misura che tengano conto delle differenze biologiche e delle esigenze di ogni singola persona.

Un passo avanti nella salute femminile

Questa nuova evidenza sottolinea l’importanza di non trascurare la menopausa precoce, spesso vissuta solo come un evento ginecologico, ma in realtà con profonde implicazioni per la salute generale e cerebrale. Iniziare la TOS al momento giusto potrebbe diventare un tassello importante nella prevenzione dell’Alzheimer, offrendo alle donne un’arma in più per proteggere memoria e qualità della vita. La ricerca è ancora in corso, ma i risultati finora ottenuti rappresentano un incoraggiante passo avanti.

Foto di National Cancer Institute su Unsplash

Marco Inchingoli
Marco Inchingoli
Nato a Roma nel 1989, Marco Inchingoli ha sempre nutrito una forte passione per la scrittura. Da racconti fantasiosi su quaderni stropicciati ad articoli su riviste cartacee spinge Marco a perseguire un percorso da giornalista. Dai videogiochi - sua grande passione - al cinema, gli argomenti sono molteplici, fino all'arrivo su FocusTech dove ora scrive un po' di tutto.

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