I cambiamenti climatici rappresentano una delle sfide più pressanti del nostro tempo, influenzando non solo gli ecosistemi globali ma anche la salute umana. Tra le molte minacce, emerge la preoccupazione che tali cambiamenti possano compromettere in modo significativo gli sforzi volti a combattere la malaria, una malattia che continua a colpire milioni di persone in tutto il mondo. L’OMS ha stimato che ci sono stati 249 milioni di casi di malattia diffusa dalle zanzare nel 2022, rispetto a circa 244 milioni nel 2021 e un numero simile nel 2020.
Si tratta di 16 milioni di casi in più rispetto a quelli osservati nel 2019, quando i casi di malaria hanno raggiunto il punto più basso poco prima che la pandemia di Covid-19 interrompesse gli sforzi di prevenzione della malaria in tutto il mondo. Con l’aumento delle temperature globali, le zone geografiche considerate endemiche per la malaria potrebbero espandersi. Regioni precedentemente immuni potrebbero diventare suscettibili, poiché il clima diventa più favorevole alla sopravvivenza e alla proliferazione delle zanzare vettori responsabili della trasmissione della malattia.
Cambiamenti climatici, possibili cause nel compromettere la malaria
Il cambiamento climatico potrebbe accelerare i cicli di trasmissione della malaria. Temperature più elevate possono limitare lo sviluppo della parassita nel corpo degli zanzare e ridurre il periodo di incubazione, aumentando il rischio di trasmissione della malattia. Ciò potrebbe compromettere gli sforzi di controllo ed eradicazione attualmente in corso. Le variazioni climatiche influenzano anche la distribuzione geografica degli zanzare vettori. Alcune specie potrebbero migrare verso nuove aree, portando con sé la malaria. Questo fenomeno potrebbe rendere più complesse le strategie di controllo esistenti, richiedendo un adattamento continuo alle mutevoli condizioni ambientali.
I cambiamenti climatici alterano la stagionalità delle precipitazioni e delle temperature, impattando la stagione di trasmissione della malaria. In molte regioni, la malattia potrebbe diventare più diffusa durante tutto l’anno anziché concentrarsi solo in certi periodi. Ciò comporterebbe sfide aggiuntive nella gestione e nella prevenzione della malaria. Il cambiamento climatico non colpisce solo direttamente la trasmissione della malaria ma può anche esercitare pressioni sulle infrastrutture sanitarie già fragili. Eventi climatici estremi, come alluvioni o siccità, possono interrompere l’accesso ai servizi sanitari e compromettere la fornitura di cura e di strumenti di prevenzione.
Affrontare la sfida della malaria in un contesto di cambiamenti climatici richiede adattamento e innovazione. Sono nuove strategie necessarie di controllo, insieme a investimenti in ricerca e sviluppo, per affrontare la mutabile complessità dell’interazione tra clima, ambiente e malattia. In conclusione, la lotta contro la malaria deve evolversi in risposta ai cambiamenti climatici. Una collaborazione globale è essenziale per sviluppare e implementare soluzioni sostenibili. Solo attraverso sforzi congiunti a livello internazionale, con un occhio attento alle dinamiche ambientali, possiamo sperare di preservare i progressi finora raggiunti e mitigare gli impatti negativi dei cambiamenti climatici sulla salute umana.
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