Marte è un tema ricorrente negli ultimi tempi, entro breve saranno noti nuovi dettagli circa il piano di Elon Musk, patron di SpaceX che non ha mai nascosto di puntare alla costruzione di colonie sul Pianeta Rosso. Un obiettivo ambizioso, Trump ha ascoltato Musk finanziando la NASA, ma ancora sono tanti gli ostacoli di carattere pratico da affrontare.
I costi rappresentano certamente un ostacolo di non poco conto, ma un problema ancora più consistente è legato alla salute degli astronauti, l’esposizione alle radiazioni infatti sembra al momento una problematica di difficile soluzione. La conquista di Marte potrebbe essere molto più complicata di quanto pensiamo.
Marte, una missione difficile
I raggi cosmici sono particelle atomiche e sub-atomiche ad alta energia che scaturiscono da stelle esplose, buchi neri e altre fonti di energia presenti nel cosmo. Questi raggi sono in grado di danneggiare il DNA, aumentando il rischio di tumori, causando cataratte, danni al sistema nervoso e traducendosi in problemi circolatori.
I rischi per la salute degli astronauti sono enormi, come già evidenziato da ricercatori dell’Università del Nevada, il livello di radiazioni sono nettamente maggiori rispetto a quelle che deve affrontare chi resta sulla Terra, visto che l’atmosfera del pianeta riesce a schermarci in maniera efficace.
Il campo magnetico terrestre, inoltre, devia un grande quantitativo di razioni spaziali, beneficio sfruttato anche dagli astronauti a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, che orbita a 250 miglia sopra la nostra testa. I ricercatori conoscono da tempo i rischi di un viaggio di lunga durata, ma uno studio recente fornisce stime più allarmanti di quanto stimato in precedenza.
Un rischio di insorgenza tumorale due volte superiore a quello previsto, questo è quanto si apprende da studi condotti su topi. Le cellule colpite da raggi cosmici infatti non si limitano a mutare ma forniscono segnali chimici ad altre cellule, che si ammalano a loro volta, lo sviluppo di masse tumorali dunque avviene in maniera piuttosto rapida.
Agenzie spaziali e compagnie private stanno lavorando alacremente per sviluppare una protezione, da segnalare ad esempio l’idea di una start-up israeliana, che sta sviluppando una specie di “giubbotto” progettato in modo tale da assorbire le radiazioni.