Negli ultimi anni negli USA si sono verificate misteriose e massicce morie che hanno improvvisamente ucciso migliaia di cozze nei ruscelli da Washington alla Virginia. Una vera e propria epidemia ha portato più del 70% delle cozze d’acqua dolce del Nord America a rischio d’estinzione. Queste morti improvvise sono rimaste senza spiegazione fino ad ora, ma un nuovo studio pubblicato su Scientific Reports ha finalmente fatto luce sulla questione identificando un nuovo virus precedentemente sconosciuto.
Un gruppo di ricerca del US Fish and Wildlife Service e dell’Università del Wisconsin ha utilizzato test genetici per identificare i virus nei mitili sani e malati. Il nuovo virus aveva una probabilità 11 volte maggiore di essere presente nei mitili malati. Lo studio è tra i primi ad esaminare le morie di cozze attraverso una lente epidemiologica. I ricercatori del Wisconsin si sono concentrati su campioni di sangue di 58 cozze Actinonaias pectorosa sane e malate, un sottogruppo di centinaia raccolte dal fiume Clinch nel Tennessee e in Virginia, dove sono morte circa 80.000 cozze dal 2016. In tutto, hanno scoperto 17 virus nel sangue dei molluschi.
Uno di questi, un densovirus, appartiene a una classe di virus legati a malattie epidemiche letali in gamberetti, scarafaggi, grilli, falene, gamberi e bachi da seta. Era molto più probabile che fosse presente, e in densità più elevate, nei mitili malati rispetto ai soggetti sani di controllo. I risultati non dimostrano in modo definitivo che il virus causi la morte. Altri fattori – batteri, bivalvi invasivi, acque calde – potrebbero interagire con il nuovo virus per indebolire o uccidere le cozze d’acqua dolce.
La prossima tappa dei ricercatori del Wisconsin sarà isolare e studiare il nuovo virus in un laboratorio e, alla fine, lo useranno per sperimentare migliaia di minuscole cozze vive, cresciute in incubatoio. Più avanti, potrebbero persino sviluppare un test rapido per rilevare il virus in popolazioni di cozze selvatiche o coltivate. Ma ci sono grossi ostacoli allo studio delle cozze.
A differenza degli esseri umani, degli scimpanzé o persino delle ostriche (dove c’è una spinta finanziaria o umanitaria per questo tipo di virologia), i ricercatori non hanno un modello stabilito per lavorare con le cellule di cozze d’acqua dolce. Ciò significa che non hanno un quadro chiaro di come far crescere le cellule di cozze o il virus in un laboratorio.
Eric Leis, un biologo del Fish and Wildlife Service, ha provato linee cellulari di pesci e zanzare come potenziale ospite di laboratorio per il nuovo virus. Data l’attuale pandemia che stiamo vivendo con il Covid-19, i ricercatori sperano di attirare l’attenzione del pubblico su questa difficile situazione delle cozze d’acqua dolce.
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