Quello che sembra sempre più ovvio è che la NASA si sta affidando molto di più su compagnie private, da SpaceX a Blue Origin, ma ce ne sono altre ancora. Anche per una delle più importanti missioni del prossimo futuro i privati avranno un impatto importante, la missione Artemis. Si tratta di quella del ritorno sulla Luna e per farlo ci vuole almeno un lander.
Nella giornata di ieri, l’amministratore della NASA ha annunciato quali saranno le tre compagnie private che dovranno sviluppare, costruire e addirittura pilotare tale attrezzatura destinata alla missione. Ovviamente due delle tre sono quelle sopracitate mentre la terza è Dynetics, sempre una società statunitense. Si tratta di un contratto da quasi 1 miliardo di dollari per 10 mesi.
La NASA e la corsa allo spazio privata
In questi 10 mesi, le tre compagnie dovranno proporre alla NASA il proprio progetto. Il migliore verrà scelto e dovrà risultare pronto entro il 2024, anno in cui la missione partirà ufficialmente. In lizza per aggiudicarsi il contratto c’erano anche altre due compagnie, Boeing e Vivace.
Sarà interessante vedere i lavori di tutte e tre visto la differenza di costo che le società hanno presentato. SpaceX ha presentato un progetto da appena 135 milioni di dollari mentre Blue Origin è arrivato a 579 milioni; Dynetics si trova a 235 milioni.
Il passaggio a basarsi sulle compagnie private non è nuovo, questo è solo un ulteriore passo in più. La NASA ha preso questa strada anche per abbattere i costi, un problema che si è sempre fatto sentire, soprattutto negli ’70 e del periodo delle missioni apollo.