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Paralisi, un ragazzo torna a muoversi grazie alla neurotecnologia

La paralisi è una condizione critica che condanna una persona ad una vita di immobilità da cui non è possibile guarire, almeno fino ad oggi. La neurotecnologia sta facendo passi da giganti e ha permesso ad un ragazzo di recuperare il movimento del suo braccio destro.

Il suo nome è Ian Burkhart – Ohio, 1991 – un grave infortunio gli ha causato una lesione al midollo spinale lasciandolo parzialmente paralizzato. Nonostante fosse ancora in grado di muovere spalle e gomiti, l’incidente gli ha tolto la sensibilità alle mani.

La vita di Ian ora è cambiata. Patrick Ganzer del Battelle Memorial Institute ha usato le sue conoscenze in biotecnologia per sviluppare un impianto cerebrale che ha permesso al ragazzo di recuperare i movimenti perduti. L’impianto collegato a un’interfaccia cervello-computer ha permesso di ripristinare la funzione motoria del ragazzo.

“I muscoli paralizzati possono essere rianimati a seguito di una lesione del midollo spinale (SCI) utilizzando un’interfaccia cervello-computer (BCI)”, ha affermato Ganzer e il suo team di ricerca. “È importante sottolineare che il senso del tatto è una componente chiave della funzione motoria.”

Non solo l’impianto ha restituito a Ian il suo senso del tatto, ma gli hanno anche permesso di tornare a compiere semplici azioni come scorrere una carta di credito o giocare di nuovo a Guitar Hero. Ganzer spiega che questo è stato possibile recuperando i segnali cerebrali di Ian indeboliti in seguito all’incidente. Nonostante le gravi lesioni al midollo, alcune fibre nervose somatosensoriali possono sopravvivere e questo ha permesso agli scienziati di riattivare la sensibilità alla mano.

Come funziona l’impianto cerebrale?

Nel caso di Ian, la lesione del ragazzo non permetteva ai segnali cerebrali di trasformarsi in informazioni sensoriali, bloccando la sensazione del tatto. Per ovviare al problema, Ganzer ha usato un “decodificatore tattile” che ha amplificato i segnali residui nel cervello di Ian. In sostanza il computer registra l’attività cerebrale, queste informazioni vengono trasmesse a un decodificatore che traduce i segnali degli stimoli in movimenti. Le informazioni viaggiano attraverso una fascia attorno all’avambraccio che invia impulsi elettrici per far muovere i muscoli della mano.

Il fatto che Ian potesse muovere gomiti e spalle ha aiutato il ragazzo a guidare i movimenti della sua mano, ma non avrebbe fatto molto senza l’impianto cerebrale e il decodificatore. Sembra fantascienza, ma l’interfaccia BCI ha permesso di far provare cosa significa toccare di nuovo le cose. Come se non fosse abbastanza sorprendente, l’impianto rileva da solo i diversi livelli di tocco e regola l’intensità necessaria per un particolare oggetto in modo che Ian possa stringere quanto basta per afferrare qualcosa. Finora ha imparato circa venti tipi di impugnature diverse.

Speriamo che in futuro questo tipo di tecnologia possa ridurre la paralisi a un vecchio e brutto ricordo del passato. La tecnologia cresce sempre ogni giorno e non smetterà mai di stupirci.

Marco Inchingoli

Nato a Roma nel 1989, Marco Inchingoli ha sempre nutrito una forte passione per la scrittura. Da racconti fantasiosi su quaderni stropicciati ad articoli su riviste cartacee spinge Marco a perseguire un percorso da giornalista. Dai videogiochi - sua grande passione - al cinema, gli argomenti sono molteplici, fino all'arrivo su FocusTech dove ora scrive un po' di tutto.

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