Milioni di microplastiche galleggiano negli oceani. Queste particelle si formano in genere quando oggetti più grandi, come borse della spesa o bottiglie di bibite, iniziano a degradarsi. Questa situazione mina la sostenibilità marina, ma non solo. I ricercatori sono sempre più preoccupati per la presenza di microplastiche negli oceani, poiché vengono consumate dagli animali accidentalmente o addirittura intenzionalmente.
La prima osservazione scientifica di animali che ingeriscono plastica è arrivata dopo che un team ha analizzato lo stomaco di un uccello marino nel 1969. Tre anni dopo, gli scienziati hanno dimostrato che i pesci al largo della costa meridionale del New England stavano consumando minuscole particelle di plastica.
Ora, una nuova ricerca indica che i pesci consumano sempre più plastica, con il numero di specie marine “contaminate” quadruplicato. Gli esperti ritengono che ci siano due fattori che rafforzano questa tendenza.
Le cause
Uno dei motivi potrebbe essere che le tecniche scientifiche per rilevare le microplastiche sono notevolmente migliorate negli ultimi anni. Molti degli studi precedenti potrebbero non aver trovato le sostanze perché gli esperti non potevano vederle.
D’altra parte, è anche probabile che i pesci consumino più plastica con l’aumento dell’inquinamento negli oceani. Seguendo questa tendenza, gli scienziati ritengono che la situazione potrebbe peggiorare nei prossimi anni. Sulla base dei dati della ricerca, il team stima che circa 1 pesce su 4 avesse la plastica nel corpo, ma che di solito avesse solo uno o due pezzi nello stomaco.
Pesci come squali, cernie e tonni che sopravvivono cacciando altri pesci o organismi marini per il cibo hanno maggiori probabilità di ingerire plastica. Di conseguenza, le specie più in alto nella catena alimentare sono maggiormente a rischio , come nel caso degli esseri umani.
La quantità di plastica che i pesci consumano dipende anche da quanta materia c’è nel loro ambiente. Le specie che vivono in regioni oceaniche note per essere fortemente inquinate, come il Mar Mediterraneo e le coste dell’Asia orientale, hanno più plastica nello stomaco.
Questa situazione è preoccupante perché ci sono prove che le microplastiche, e anche le particelle più piccole – le nanoplastiche – possono spostarsi dallo stomaco di un pesce nel suo tessuto muscolare, che è la parte che normalmente gli esseri umani mangiano.
Pertanto, i ricercatori sottolineano la necessità di ulteriori studi per analizzare la frequenza con cui la plastica viene trasferita dai pesci all’uomo e quali sono i loro potenziali effetti sul corpo umano.