Un terzo della popolazione mondiale – 2,6 miliardi di persone – è in quarantena. E’ il numero di esseri umani isolati più alto rispetto a quanti hanno vissuto durante la Seconda Guerra Mondiale.
Martedì, il primo ministro indiano Narendra Modi ha ordinato alla popolazione indiana – 1,3 miliardi di persone – di rimanere a casa e ha quasi raddoppiato il numero di persone messe in isolamento per impedire la diffusione del nuovo coronavirus. Ora, ci sono più persone in quarantena che persone ad aver vissuto il secondo conflitto mondiale.
Il virus ha già infettato almeno un milione di persone e uccise 55 mila, mentre molte altre sono sospetti contagi. L’accuratezza delle infezioni segnalate varia da Paese a Paese a causa di complicazioni politiche e della lunghezza della politica di test di ciascun individuo.
A livello della vita quotidiana, è diventato difficile quantificare l’entità dell’impatto che il coronavirus ha avuto sulla popolazione umana da quando il primo caso è emerso alla fine del 2019.
I governi mondiali hanno risposto con diverse forme di restrizione che coinvolgono una persona su tre, i trasporti, il commercio, le riunioni sociali e, in molti casi, la possibilità di uscire di casa.
Il numero di persone colpite “riduce” anche i più grandi eventi mondiali della storia. I due maggiori conflitti mondiali – la Prima e la Seconda Guerra Mondiale – furono combattuti per un totale complessivo di circa 135 milioni. Nel 1940, secondo l’Ufficio censimento degli Stati Uniti, c’erano 2,3 miliardi di persone in tutto il mondo, persino meno del numero di persone isolate oggi.
Nemmeno eventi come la migrazione umana si avvicinano a questo valore. Il numero stimato di persone che viaggiano per le più grandi migrazioni umane annuali nel mondo – Capodanno cinese; Prayagraj Kumbh Mela, in India; il Thanksgiving, negli Stati Uniti; e i pellegrinaggi islamici, di Arba’een e Hajj – coinvolgono 690 milioni e mezzo di persone.
Uno degli unici eventi umani paragonabili a colpire le persone su questa scala è l’influenza spagnola del 1918-19. Sebbene la situazione sia molto diversa in termini epidemiologici, un punto comune è l’estensione della sua portata rispetto alla popolazione globale. Il virus ha infettato un terzo della popolazione, che all’epoca era di circa 500 milioni.
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