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Recensione Chromecast Google

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La crescita del mercato multimediale, con diversi fruitori di servizi oramai capaci di proporre soluzioni per lo streaming video ed audio nell’inesplorato – almeno per ora – mondo dell’home entertaintment, pone l’attenzione sugli strumenti comuni per aver accesso ai contenuti digitali nella vita quotidiana con una user experience facilmente regolabile da smartphone e tablet che la nuova Google Chromecast (2016) prova a riscrivere.

La seconda generazione del noto dongle HDMI, insignito del titolo di “Miglior streaming device 2014”, getta le basi non solo per la fruibilità dello streaming multimedia quanto soprattutto dell’interazione tra mobile devices e TV non Smart (ovvero la percentuale maggiore del relativo segmento di mercato) puntando a facilitare l’accesso di contenuti multimediali al fine di trasformare anche vecchi apparecchi in moderni strumenti d’home entertaintment.

Scopriamone punti di forza, debolezze, dettagli e curiosità attraverso la nostra accurata recensione Google Chromecast (2016) per il mercato italiano.

Chromecast: un miglior design senza rinunciare alla praticità

Google-Chromecast-review-Focustech (6)

La necessità di migliorare l’usabilità e la piacevolezza del dongle HDMI, tenendo però sempre conto della mobilità che un dispositivo similare debba sempre offrire, è alla base del nuovo design circolare con colori moderni ed un minimalismo – espresso anche nelle misure di appena 51,9 x 51,9 x 13,49 mm – capace di colpire senza però distrarre eccessivamente, specialmente considerando la posizione spesso posteriore al vostro televisore.

La superficie frontale, accessibile in diverse colorazioni, fornisce un gradevole impatto sia al tatto che allo sguardo conferendo il look premium della nuova Google Chromecast (2015) nonostante la costruzione bilanciata capace di celare in realtà materiali meno nobili ma perfetti per offrire resistenza e flessibilità, quest’ultima una caratteristica propria del cavo sporgente per l’HDMI, propri del core funzionale del dongle dotato di un tasto Power On/Off e la porta microUSB –dedicata all’alimentazione – poste sul margine perimetrale oltre che di un forte magnete localizzato sull’area posteriore utile sia per l’aggancio alla scocca dei televisori che per la chiusura del dispositivo su se stesso sfruttando il connettore metallico collocato sul medesimo cavo HDMI.

I pregi di questa nuovo form factor, escludendo l’ovvia volontà di migliorare il design di un prodotto che in determinate TV può sporgere sfruttando le porte laterali ed in altre consente di ridurre lo spazio tra scocca e muro, sono evidenti in favore di maneggevolezza e facilità di utilizzo potendo anche spostare il dongle HDMI in qualsiasi evenienza in modo rapido ed intuitivo.

Display: supporto FullHD e qualità video

chromecast google

Il vero frutto dell’innovazione dietro Google Chromecast edizione 2015/16 – in particolare e soprattutto rispetto la versione 2014 oltre che le alternative dei competitors – emerge nell’ambito pratico d’utilizzo e nella qualità video supportata tenendo conto dell’incredibile variabilità delle caratteristiche di TV e SmartTV in un mercato che ha condotto enormi progressi negli ultimi anni.

Il software integrato nel dongle è stato sviluppato per un supporto completo al FullHD, con risoluzione a 1080p, senza però creare limitazioni o conflitti con schermi di qualità inferiore grazie ad un adattamento automatizzato rispetto proprio il televisore in uso (il Fast Play) che spinge generalmente la riproduzione ad una media di 720p dopo un time lapse di pochi secondi – spesso difficile persino da notare ad occhi inesperti o poco attenti – utile per stimare la migliore configurazione prima dell’uso vero e proprio della funzione di Miracast.

Questa particolare caratteristica risulta uno dei punti di forza del prodotto, semplificando in tal modo un processo tanto articolato quanto primario per l’utilizzo quotidiano da parte di utenti interessati proprio alla trasformazione di televisori generalmente non di ultima generazione – ovvero il target primario di destinazione del dongle HDMI – con una user experience ottimale.

Hardware: scheda tecnica Google Chromecast

La praticità d’utilizzo e l’efficienza offerta dal device risultano frutto di un complesso lavoro di semplificazione e potenziamento da parte di Google, offrendo un hardware tanto semplice quanto performante tanto da renderne quasi inutile la visione della scheda tecnica Google Chromecast.

Per i più attenti ed interessati è possibile chiarire da subito come il dongle vanti un SoC Marvell Armada 1500 Mini Plus, Dual-core con Cortex-A7 da 1.3 GHz a 64-bit, corredato da una GPU per la quale mancano i dettagli nominali e da un tandem di 512 MB per RAM e 256 MB per lo storage interno, il tutto con un miglioramento lato connettivitàspecialmente rispetto la vecchia generazione 2014 – offrendo un WiFi ac Dual Band (2.4/5 GHz) all’interno di un chip Quad Radio integrante anche Radio, Bluetooth ed NFC sebbene questi ultimi non sia tecnicamente abilitati per il momento.

E’ chiaro come il profilo tecnico offra dei compromessi, anche e soprattutto in virtù delle finalità commerciali quali la valutazione, rendendo il dispositivo decisamente più performante della versione 2014 ed adatto all’utilizzo generico dell’utente moderno senza mostrare limitazioni, sicuramente si sarebbe potuto però fare di meglio vista la presenza di determinati elementi persino integrati ma non attivi per scelta Google.

Mobile Pairing: Chromecast App e la gestione Miracast

Android 6.0 Marshmallow su Pixel C con piccole personalizzazioni.
Android 6.0 Marshmallow su Pixel C con piccole personalizzazioni.

Il cuore funzionale proposto dal dongle HDMI risiede nella relativa app  di Google Castrecentemente rinnovata sia nel nome che graficamente  – senza perdere però alcuna delle qualità che l’hanno resa nel tempo il centro di comando del proprio mondo digitale e multimediale tramite qualsivoglia dispositivo Android.

Il pairing Google Chromecast è immediato e semplificato da un sistema di riconoscimento dei dongle HDMI presenti in casa pensato a misura di utente, senza complicazioni e con la massima flessibilità d’uso permettendovi di poter persino  assegnare un nome specifico a ciascun esemplare – in caso ne abbiate più di uno – in modo tale da rendere ancor più intuitivo il processo di sharing dei contenuti su televisori multipli.

La forza di Google Cast, oltre chiaramente l’ampio catalogo di contenuti multimediali accessibili dalla rete, risiede nella natura cross-platform di una piattaforma pensata tanto per il panorama mobile – Android ed iOS  quanto anche per quello computer, con un software di gestione da poter scaricare su Personal Computer e Laptop e l’integrazione automatizzata della funzione di Miracast per le schede Google Chrome direttamente all’interno del browser in modo tale da consentire in ciascuno dei due casi la condivisione del materiale di vostro interesse senza rendere inutilizzabili all’utente i devices.

I pregi di Pixel C lato hardware sono contrapposti ad ingenti debolezze lato software, aspetto sorprendente per certi versi – vista la padronanza di Google nello sviluppo Android – ed atteso per altri considerando le naturali difficoltà di diversificazione dell’esperienza utente tra smartphone e tablet che anche Android 6.0 Marshmallow conferma e non pare, almeno per adesso, ridurre.

Il firmware svela piccoli segnali d’innovazione per i tablet e l’utilizzo in landscape, tra questi spiccano le posizioni dei tasti Home, Indietro ed il Task Manager delle “App Recenti” divisi dalla naturale posizione centrale con una più equi-distribuita divisione verso il margine di sinistra, per i primi due, ed il margine di destra, per l’ultimo. Nessun miglioramento e/o diversificazione è invece presente per il panello delle notifiche oppure le funzioni aggiuntive, visionando infatti l’aspect ratio del display sarebbe stata naturale la presenza di una features dedicata al Multi-Windows attesa proprio in Android 6.0 Marshmallow ed invece nuovamente assente fornendo la sensazione di un lavoro compiuto a metà.

Non mancano altre criticità funzionali come lo Smart Lock, per i dispositivi certificati e fidati, del tutto inutilizzabile ed alcuni rallentamenti – davvero di poco rilievo – emersi in fase d’utilizzo con una frequenza random che, pur non danneggiando in alcun modo l’esperienza utente vista la quasi impercettibilità, confermano l’impressione che il risultato software sia ancora acerbo rispetto la base hardware. Tali mancanze sono contrappesate dall’identificazione di Pixel C come un prodotto Nexus, creato per ottenere il giusto ambiente tecnico sul quale sviluppare Android, assicurando aggiornamenti continuativi nel tempo oltre che frequenti per sopperire proprio ai piccoli errori di gioventù.

Eco-sistema e servizi: un mondo multimediale tra video, musica e gaming di terze parti

Google Chromecast

Il vero successo di una piattaforma bridge come Google Chromecast risiede interamente nell’ampio eco-sistema, spesso contraddistinto proprio d’app di terze parti, attento a soddisfare qualsiasi necessità nell’ambito dei segmenti di streaming video e musica senza dimenticare neppure il gaming in forte ascesa lato mobile.

La peculiarità del servizio permette quindi di generare una plasmazione nella forma d’uso rendendo l’esperienza unica a seconda del soggetto anziché offrire un modello statico per tutti, il mercato dei contenuti multimediali accessibili – soprattutto in versione free oltre che anche, volendo, in ambito premium – è smisurato poggiando su servizi noti come Netflix, Premium Play, YouTube, Spotify, Google Music e tanti altri da poter scoprire in  nei vari campi.

I limiti maggiori di Android 6.0 Marshmallow su tablet sono però presenti nell’eco-sistema dei servizi collegati all’uso quotidiano, intendendo applicazioni e Google Apps notoriamente il punto di forza del robottino verde e – nel caso specifico di Pixel C – quasi una limitazione rispetto gli OS competitor.

Se Pixel C è infatti sviluppato per differenziare finalmente il mercato dei tablet 2-in-1, offrendo una maggior piacevolezza d’uso come laptop con tastiera, al contempo le apps continuano a spingere per l’utilizzo verticale danneggiando almeno per il momento l’esperienza utente: i servizi primari come messaggistica, social network, utilità ed ufficio non sono nè ottimizzati a dovere nè a volte utilizzabili in landscape, discorso capace d’investire le stesse Google Apps ancora lontane dalla piacevolezza d’uso di suite alternative come le Microsoft Office Apps.

A seconda degli obiettivi d’acquisto dell’utente ciò potrebbe rappresentare un problema, non insormontabile ovviamente ma tale da non garantire il massimo dell’usabilità che invece ci si aspetta da un prodotto con tali peculiarità e potenzialità, virando chiaramente su altri prodotti meno potenti ed ottimizzati ma certamente più pronti e predisposti per le necessità imminenti (nell’attesa che Android continui a crescere sulla strada tracciata).

Pro e Contro per l’acquisto di Google Chromecast

Di seguito la nostra sintesi per i vantaggi e gli svantaggi presenti in Google Chromecast acquistabile in offerta oggi:

PRO CONTRO
Design, materiali Assenza supporto risolutivo 4K
Risoluzione ed adattamento schermo
Eco-sistema software Chromecast
Nessun limite di autonomia

Considerazioni finali: l’analisi di Focustech

Benché ci si trovi soltanto all’inizio di un mercato, quello dello streaming video ed audio rivolto all’home entertaintment, la rivisitazione proposta dal colosso di Moutain View con la nuova Chromecast rappresenta senz’altro una nota positiva diretta in modo unidirezionale sia a vecchi possessori della versione 2014 che a tutti gli altri utenti rimasti ai margini nell’attesa di comprenderne meglio l’utilizzo.

L’acquisto risulta quindi fortemente consigliato per svariati motivi, in particolare per l’ottimo rapporto qualità-prezzo, tenendo però conto sempre dei propri utilizzi e dei servizi che s’intende associare evitando facili fraintendimenti: il dongle HDMI è semplicemente un modo per avvicinare vecchi televisori alle SmartTV e non un box di contenuti digitali già incluso, i servizi variano in base ai gusti e sarete voi a dover riempire il potenziale di Chromecast anche tramite abbonamenti (Netflix, Premium Play, YouTube o qualsiasi altro servizio).

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Non lo riteniamo quindi un prodotto pronto per il mercato consumer, come i primi smartphone Nexus sono stati a loro volta prima della prima vera svolta con Nexus 4, bensì un esperimento di Big G per la realizzazione di un primo hardware in solitaria che per adesso non offre nulla rispetto gli altri modelli ma potrebbe fare un grande e notevole salto di qualità con i prossimi aggiornamenti software già per Android Marshmallow.

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