Il giovane Oceano Atlantico del Sud era popolato da strane creature e mostri marini. Le ossa di alcuni di questi particolari animali sono state trovate lungo le coste dell’Africa occidentale e saranno esposte allo Smithsonian Institution di Washington, DC.
Tra le rocce dell’Angola, i ricercatori hanno recentemente scoperto il fossile di un gigante rettile marino. Questo tipo di rettili nuotatori sono conosciuti come ‘mosasauri’. Le coste rocciose dell’Angola, affacciate sull’Atlantico non sono mai state considerate per la ricerca di questo tipo di fossili, anche a causa di più di 50 anni di guerra civile. Ma dal punto di vista geologico sono decisamente interessanti. Per questo motivo gli scienziati hanno rivolto in questo punto le loro ricerche, trovando questo prezioso fossile.
L’Africa ed il Sud America facevano parte, circa 200 milioni di anni fa, del supercontinente Gondwana. Poi, circa 135 milioni di anni fa, l’Africa ed il Sud America, lentamente si allontanarono. Lo spazio tra i due continenti ormai separati, fu colmato dall’Oceano Atlantico Meridionale. In questo periodo gli oceani erano molto turbolenti e si verificavano enormi cambiamenti nel livello e nella temperatura dell’acqua. Si andava in contro alla creazione di un nuovo habitat e le creature marine dovevano lottare per conquistarlo. In questa lotta per la sopravvivenza i mosasauri, come quello trovato in Angola, hanno combattuto e vinto, popolando questa porzione dell’Atlantico per oltre 30 milioni di anni.
Le ricerche in Angola proseguono dal 2005, ad opera del paleontologo Louis Jacobs della Southern Methodist University di Dallas, ed hanno portato alla luce numerosissimi fossili. Secondo Jacobs, questi fossili raccontano la storia della nascita di questo oceano e di alcuni dei suoi primi abitanti.
Michael Polcyn, collega di Jacobs, ha ricostruito lo scheletro di un mosasauro per lo Smithsonian. Polycyn aveva iniziato la sua ricostruzione nella sua sala da pranzo, ma date le enormi dimensioni dell’animale, ha deciso di proseguire negli scantinati del dipartimento della SMU di Dallas.
Dallo scheletro di questo animale abbiamo ricavato molte informazioni sul suo aspetto. Il mosasauro aveva una coda e un collo sinuosi ed un corpo a forma di botte. Le sue pinne a forma di paletta non erano molto forti e aveva un grande cranio pesante. Questo enorme rettile poteva raggiungere i 15 metri di lunghezza e un peso di circa 15 tonnellate. Il mosasauro aveva un aspetto simile in parte ad una lucertola ed in in parte ad un’orca, con una pinna caudale simile a quella degli squali. La grande coda forniva spinta all’animale, mentre le quattro pinne a forma di pagaia servivano per dare la direzione al movimento.
Secondo Jacobs, il movimento di questi rettili nell’acqua doveva essere molto simile a quello delle lucertole, con movimenti ondulatori laterali. Polcyn aggiunge che il mosasauro era un nuotatore provetto, quindi probabilmente un predatore inseguitore, vista anche la presenza di file di denti affilati come pugnali e lunghe 7cm. Nel giovane Oceano, popolato di grandi rettili, squali e tartarughe, il mosasauro era l’equivalente marino del tirannosauro.
In particolare, uno dei ritrovamenti in Angola, mostra la cruenta vita nell’Oceano primordiale. Si tratta infatti di un Prognathodon kianda, una delle sei specie di mosasauri rinvenute in Angola, trovato insieme ad altri due scheletri più piccoli e alcuni denti di squalo. Da come sono posizionati tra loro i reperti, i ricercatori hanno ricostruito la storia della loro morte. Sembra che il mosasauro più grande abbia mangiato i due più piccoli i cui scheletri infatti, si trovano all’altezza dello stomaco dello scheletro grande. Dopo la morte, avvenuta per cause ignote, del grande mosasauro, il suo cadavere sarebbe stato morso da un grande squalo che ha perso alcuni denti strappandone la carne.
Per Jacobs questo ritrovamento e questa storia, sono molto di più di uno spaccato sulla crudeltà degli antichi rettili marini. Tutti questi fossili ci parlano della nascita di un intero oceano, di come siano aumentati il livello e la temperatura delle sue acque. Dei venti di aliseo che hanno sollevato e mescolato le sue acque ricche di nutrienti. Ed infine di come quei nutrienti abbiano dato il via al popolamento dell’oceano, attirando pesci e tartarughe che a loro volta hanno condotto in queste acque antiche, squali e rettili giganti, giunti poi fino a noi custoditi dalle coste rocciose dell’Angola.
Come afferma Jacobs: “La geologia controlla il destino, e la biologia può solo adattarsi a quello che la geologia mette in scena”.
Queste lotte tra grandi rettili sarebbero potute continuare nei mari e sulla terra, se un asteroide non avesse colpito la terra.
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