“Green” e “sostenibilità” sono due termini avvolte usati in modo eccessivo, anche ingiustamente. Tutti ora dovremmo sapere che essere “green” significa adottare comportamenti rispettosi dell’ambiente allo scopo di non sprecarne le risorse e adottare tecniche di riuso. Questo si traduce nel contribuire alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica, nel non sprecare energia elettrica ed acqua, nel prediligere prodotti meno inquinanti, riutilizzare e riciclare oggetti in disuso.
Avvolte però queste scelte nel rispettare cosi amichevolmente l’ambiente non sono cosi idonee e adatte. Refurbed, l’azienda che ha fatto del rispetto ambientale la propria ragione di esistere, creando una tra le piattaforme più conosciute di vendita di prodotti elettronici rigenerati, scioglie alcuni dubbi su alcuni falsi miti relativi ai comportamenti sostenibili.
Riuso, sciolti alcuni dubbi sulle regole “green” per l’ambiente
Per considerare un alimento sostenibile occorre prendere in considerazione molteplici variabili, perché il trasporto rappresenta solo uno dei fattori di inquinamento del ciclo produttivo. Non sempre materie prime coltivate a meno di 250 km di distanza hanno un impatto ambientale inferiore rispetto a quelle che arrivano da lontano. È importante considerare tutto il processo di produzione: non è detto infatti che il pomodoro pachino coltivato nelle serre dietro casa sia meno inquinante di uno di importazione.
Sono proprio gli stabilimenti più grandi ad avere la possibilità di investire in innovazione e ridurre i consumi di energia e acqua, rendendo più sostenibili i processi di raccolta, lavaggio e cottura. L’industria alimentare infatti produce cibo in condizioni di efficienza energetica superiori a quelle della nostra cucina di casa: quindi sì ad alimenti precotti, in scatola o essiccati. E per il packaging è sufficiente gestire i rifiuti in modo corretto: l’acciaio riciclato è molto richiesto.
In media, per lavare i piatti facciamo scorrere l’acqua per circa 15 minuti, che si traduce in oltre 100 litri di acqua consumati. Mentre un lavaggio in lavastoviglie necessita in media 10/15 litri, che possono scendere fino a 7 litri, se l’apparecchio è di nuova generazione o il ciclo è breve. Senza contare il detersivo che viene sprecato. Uno studio condotto da Bonduelle mostra che per lavare e disinfettare ogni confezione di insalata si utilizzano in media 2,5 litri di acqua. A quanto pare, molto meno di quello che si utilizza a casa propria: il 64% degli italiani effettua 3 o più lavaggi per ogni cespo di insalata.
Dare nuova vita ad oggetti in disuso, l’obiettivo di Refurbed
Una maglietta in cotone non è detto che sia più green di una in poliestere. Infatti, il poliestere convenzionale è più sostenibile del cotone: si tinge con facilità, la produzione necessita poca acqua, si lava a temperature basse e si asciuga subito. Per contro, il cotone grava molto sull’ambiente in termini di consumo di acqua, pesticidi e fertilizzanti. Se proprio dobbiamo scegliere tessuti naturali, meglio che siano riciclati. Così anche per i tessuti tecnici: prediligere il poliestere riciclato e senza PFC.
Molti oggetti in “bioplastica” sono compostabili, ma con tempi decisamente più lunghi rispetto alla buccia di una banana. Inoltre il processo di riciclo ha un costo non indifferente, sia in termini monetari che di impatto ambientale. È quindi ben più importante ridurre la mole di rifiuti che produciamo, abolendo l’usa e getta, anche se è riciclabile. Dare nuova vita e riciclare oggetti in disuso è una delle scelte più consapevoli che possiamo fare. I prodotti ricondizionati come quelli di Refurbed, ad esempio, non finiscono nel processo di smaltimento e non si accumulano in discarica, ma rientrano sul mercato dopo essere stati ispezionati e riparati, entrando nel circuito dell’economia circolare.
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