In tempi antecedenti si era presa in considerazione l’idea della creazione di una lente a contatto intelligente Samsung da integrare nel macro-contesto della teoria dell’Internet delle Cose e di quello che, con il concretizzarsi delle infrastrutture di rete quinta generazione, consentirà di ottenere l’atteso salto di qualità nel campo delle telecomunicazioni e tra i dispositivi del nuovo ecosistema.
Nel computo dei progetti made in South Korea, come visto anche per altri produttori di terze parti, rientra anche una lente a contatto SMART mostratasi la scorsa primavera e riapparsa ora in una nuova richiesta di brevetto pubblicata in queste ore in Sud Corea, dove si sta assistendo a qualcosa che, almeno sino ad oggi, non ha trovato applicazione reale: l’energy harvesting.
Energy Harvesting, meglio conosciuto come Power Harvesting o Energy Scavenging, rappresenta, all’atto pratico, la possibilità di racimolare energia da sorgenti alternative attraverso un meccanismo di recupero ed immagazzinamento. Una soluzione che, quindi, consentirà di rendere energicamente indipendente il componente, mantenendo un basso profilo energetico e richiedendo un processo che non contempli implementazioni particolari sulle rispettive componenti.
La domanda di brevetto è stato presentata all’attenzione degli Uffici per le concessioni delle proprietà intellettuali lo scorso Giugno 2016, e viene descritto come: Lenti a contatto con una unità di raccolta di energia (PDF).
Pubblicato, però, soltanto pochi giorni fa, risponde a nome di un componente dotato di un alimentatore dedicato in grado di convertire l’energia dinamica generata dal movimento dell’occhio dell’utilizzatore in elettricità spendibile per l’utilizzo della stessa. Il tutto grazie ad una componente di natura piezoelettrica stratificato all’interno dell’obiettivo. Un disegno di massima del componente può essere visionato qui di seguito:
Ciò che, nella raffigurazione precedente, si identifica con il part number 150 è proprio l’elemento piezoelettrico, che si completa con il sistema di stoccaggio dell’energia fornito dall’elemento #165.
Visto e considerato che gli ingegneri Samsung di certo non hanno preventivato un movimento oculare costante, la lente necessita almeno di una forma limitata di accumulo tale da garantire il funzionamento del componente.
Pertanto, la società ha disposto l’utilizzo di un mini condensatore integrato che fa capo, inoltre, ad un sistema di bio-sensori e ad un display per la realtà aumentata che si renda in grado di proiettare immagini in maniera dinamica. Il tutto nella compattezza di un wearable Samsung discreto ed ergonomico al tempo stesso.
Nonostante l’enunciazione chiara e precisa della facoltà di questa lente, ad ogni modo, si è ancora ben lontani da un campo di applicabilità che preveda una sua distribuzione sul mercato consumer. La necessità di testare a fondo questo tipo di tecnologia prima di un suo sviluppo è, causa l’estrema esposizione al contatto diretto con gli occhi, il minimo che ci si possa attendere.
In tale contesto, di fatto, la società si prefigge lo scopo di riservarsi ulteriore tempo per mettere in pratica quella che, di fatto, potrebbe essere la tecnologia più straordinaria cui abbiamo sin oggi assistito. Non sappiamo, proprio per il semplice fatto di trovarsi di fronte ad un brevetto ed ai relativi secondari aspetti, se una soluzione simile possa trovare reale campo di applicabilità in futuro.
Ne sapremo di più solo col tempo. Questioni etiche a parte, vediamo di scoprire ora che cosa ne pensate voi utenti a proposito di questa nuova tecnologia Samsung. Si è andati ben oltre il limite imposto dal codice di consumo o vi aspettereste davvero di provare soluzioni simili? A voi l’ultima parola.
LEGGI ANCHE: Apple collabora con EPGL per la produzione di lenti a contatto Hi-tech