SARS-CoV-2: il coronavirus non si è evoluto più di tanto prima di passare all’uomo

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Verso febbraio un team di ricercatori dell’Organizzazione Mondiale della Sanità si sono recati in Cina per cercare di scoprire qualcosa di più su questo coronavirus, il SARS-CoV-2. La speranza era trovare informazioni aggiuntivi anche per quanto riguarda la catena di contagio anche prima dell’arrivo all’uomo. Ovviamente non sono gli unici esperti impegnati su questa ricerca e un nuovo studio ha evidenziato qualcosa di particolare.

Apparentemente questo coronavirus non ha avuto bisogno di evolversi più di tanto prima di passare dai pipistrelli, e forse anche pangolino, all’uomo. In sostanza l’agente patogeno ha dovuto passare poco tempo ad adattarsi ed è riuscito in breve a dare inizio alla pandemia.

 

SARS-CoV-2: il contagio dell’uomo

Le parole di uno degli autori dello studio, il professore di genomica presso la Tempe University, Sergei Pond: “Ciò che è stato così sorprendente è quanto sia stata trasmissibile SARS-CoV-2 sin dall’inizio. Di solito, i virus che passano a una nuova specie ospite impiegano del tempo per acquisire adattamenti per essere capaci di diffondersi quanto SARS-CoV-2 e la maggior parte non riesce mai a superare quella fase, con conseguenti spillover senza uscita o focolai localizzati.”

Per arrivare a questa conclusione hanno dovuto analizzare diversi campioni del virus. Si parla di un’analisi di 100.000 genomi diversi con anche associato lo studio di 69 genomi di Sarbecovirus a cui proprio il coronavirus fa capo. In sostanza il SARS-CoV-2 si è dimostrato essere particolarmente efficiente nel contagiare fin dall’inizio. Non si parla solo di umani, ma anche di una lunga serie di specie animali e il tutto con poche mutazioni.

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