Scienziati creano piccoli dispositivi che funzionano come il cervello umano

Un gruppo di scienziati ha sperimentato un nuovo dispositivo tecnologico che funziona propro come se fosse un cervello umano

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Una grande scoperta informatica ha permesso agli esperti di sviluppare dispositivi a bassissima potenza in grado di funzionare con la stessa funzione di un cervello. Gli scienziati dell’Università del Massachusetts Amherst hanno escogitato un modo per utilizzare filamenti biologici che conducono l’elettricità per creare un dispositivo di memoria elettronica noto come memristor.

Utilizzando nanofili proteici sviluppati dal batterio Geobacter, gli scienziati hanno capito di poter creare un dispositivo efficiente dal punto di vista energetico proprio come una sinapsi cerebrale umana. I dettagli della nuova tecnologia sono stati pubblicati sulla rivista Nature Communications.

 

 

La nuova creazione degli scienziati

“Le persone probabilmente non hanno nemmeno osato sperare di poter creare un dispositivo che sia efficiente dal punto di vista energetico come le controparti biologiche in un cervello, ma ora abbiamo prove realistiche di capacità di elaborazione a bassissima potenza”, ha detto un ricercatore di ingegneria informatica e coautore Jun Yao. “È una conquista del concetto e pensiamo che causerà molte esplorazioni nell’elettronica che funzionano nel regime di tensione biologica”.

L’utilizzo di specifici nanofili biologici offrono molti vantaggi rispetto ai nanofili di silicio artificiale oltre a richiedere semplicemente quantità di energia notevolmente inferiori. Sono più stabili in acqua o fluidi corporei, il che significa che potrebbero essere utilizzati per applicazioni biomediche come i dispositivi di monitoraggio della frequenza cardiaca.

Il dottor Yu ha detto che potrebbero anche essere integrabili con i processi biologici esistenti per la funzionalità cyborg-esque. Ha detto che il suo team ora prevede di “esplorare completamente la chimica, la biologia e l’elettronica” dei nanofili, aggiungendo: “Questo offre speranza nella fattibilità che un giorno questo dispositivo possa parlare ai neuroni reali nei sistemi biologici”.