La sclerosi multipla è una delle malattie autoimmuni peggiori. Si sono censite circa due milioni e mezzo di persone nel mondo che soffrono di questa malattia, che si sviluppa prevalentemente nelle donne, entro i 30 anni di età.
Il meccanismo della sclerosi multipla è tanto semplice quanto devastante: l’organismo non riconosce più la mielina, un grasso che riveste i nervi, funzionando in un certo senso come “guaina” isolante; un meccanismo fino ad oggi totalmente sconosciuto porta l’organismo ad attaccare la mielina, distruggendo quindi l’isolamento del nervo ed impedendo agli impulsi di transitare correttamente.
Attraverso l’analisi di campioni di tessuto cerebrale l’equipe di ricercatori canadese ha rilevato che la proteina RAB 32 è presente in grandissime quantità nel cervello dei malati di sclerosi. Questa scoperta ha portato ad approfondire gli effetti che questa proteina ha sulle cellule, osservando quindi che, a causa di questa, il reticolo endoplasmatico tende ad avvicinarsi troppo ai mitocondri, impedendo alla cellula di funzionare come dovrebbe, e producendo di conseguenza un effetto tossico sulle cellule celebrali. La conseguenza è quindi lo scatenarsi di una reazione auto-immune, che a livello patologico si traduce nella sclerosi multipla appunto.
Che cos’è la proteina RAB 32
Rab32 è una delle proteine della famiglia RAB. Le proteine di questo tipo catalogate sono circa 60, e sono dei motori proteici. La funzione di queste proteine in pratica è quella di convertire l’energia chimica in forza meccanica. Le interazioni sono moltissime ed estremamente complesse, e non si è ancora capito come questa proteina sia in grado di danneggiare il reticolo endoplasmatico delle cellule, ma si può affermare con relativa certezza che ci sia un coinvolgimento importante di questa proteina nel verificarsi della sclerosi multipla.
Paul Eggleton, a capo del team di ricerca dell’Università di Alberta, ha dichiarato:
Non conosciamo ancora la causa scatenante della sclerosi multipla, e ad oggi le uniche cure disponibili sono focalizzate sui sintomi. Il nostro studio ha portato a nuovi ed entusiasmanti risultati, che indicano una strada precisa da esplorare. Si tratta di un cruciale passo avanti, speriamo che, con il tempo, questo porti ad elaborare nuove cure
Il team di ricerca, assolutamente multidisciplinare, vanta ricercatori provenienti da Canada, Cina, Stati Uniti. Tra questi possiamo “vantarci” anche del professor Fabrizio Giuliani, professore associato di origine italiana, specialista in neurologia ed odontoiatria.