Come sappiamo l’Amazzonia sta bruciando, e forse questo ha già stancato una buona parte del pubblico, purtroppo. Un’altra cosa che ci sa è che la colpa degli incendi che sta colpendo buona parte di questa foresta pluviale è da attribuire al governo brasiliano e alle concessione rilasciate alle compagnie e contadini locali. Questa è sostanzialmente viene usata la scusa della stagione, quella in cui viene bruciata una piccola parte della foresta per lasciate spazio ai campi, ma in realtà è che aziende locali hanno bisogno di più spazio. Spazio per cosa? Soia e carne bovina.
Il paese sudamericano è il più grande esportatore a livello globael proprio di carne bovina; per intenderci, i numeri sono altissimi e per esempio nel 2018 sono state esportate 1,64 milioni di tonnellate di carne in Cina, Egitto e Unione Europea. Questi numeri sono stati raggiunti negli ultimi anni e a discapito proprio della superficie della foresta e ci sono principalmente tre nomi dietro a tutto: JBS, Minerva e Marfrig.
Soia e manzo contro l’Amazzonia
Come detto anche la soia è parte importante di tale situazione con i suoi numeri ovvero 83,3 milioni di tonnellate, un record raggiunto proprio nel 2018 con una crescita del 22,2% rispetto al 2017; in questo caso i principali paesi importatori sono gli Stati Uniti e la Cina. Sostanzialmente è uno scenario che già conosciamo ovvero che l’alimentazione della parte della popolazione umana non è più amica dell’ambiente e forse andrebbe cambiato. Si parla tanto di come il futuro potrebbero essere gli insetti, magari non lo è ma di sicuro lo stato attuale non è sostenibile.