Due ricerche condotte da OpenAI e dal Massachusetts Institute of Technology (MIT) hanno indagato l’impatto dell’uso di ChatGPT sulla vita emotiva degli utenti. Il focus? Le conseguenze di un uso intensivo dell’IA per sfogarsi o cercare conforto.
Studio 1: 40 milioni di conversazioni sotto analisi
Il primo studio ha analizzato un enorme volume di dati: oltre 40 milioni di conversazioni. È emerso che:
- Le persone tristi, stressate o ansiose tendono a usare ChatGPT per parlare dei propri sentimenti
- Questo comportamento si accentua nei momenti di crisi emotiva
- Gli utenti cercano comprensione, conforto e una forma di connessione emotiva con l’IA
Studio 2: il test con 1.006 volontari
Nel secondo studio, 1.006 persone sono state divise in tre gruppi:
- Gruppo emotivo: ha usato ChatGPT per questioni personali
- Gruppo pratico: lo ha usato per studiare o organizzare compiti
- Gruppo di controllo: non ha usato ChatGPT
Chi ha usato ChatGPT per parlare di sentimenti ha mostrato:
- Maggiore dipendenza dallo strumento
- Meno soddisfazione nelle relazioni umane
- Maggiore senso di solitudine
Al contrario, il gruppo pratico ha riportato meno stress e più tempo libero.
Connessione emotiva o illusione digitale?
I ricercatori sottolineano che le interazioni più intime con l’IA erano frequenti tra le persone già sole o isolate. In questi casi, ChatGPT è stato usato per:
- Chiedere consigli personali
- Parlare di traumi o emozioni difficili
- Creare un senso di “relazione” con il chatbot.
La vera conclusione: equilibrio
Il problema non è ChatGPT in sé, ma come viene usato.
“L’IA può essere un valido supporto quotidiano, ma non dovrebbe mai sostituire i rapporti umani”, affermano i ricercatori.
Gli esperti consigliano:
- Usa l’intelligenza artificiale con consapevolezza
- In momenti difficili, cerca contatti reali, non solo digitali
- Coltiva relazioni autentiche anche offline.
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