Un’innovativa tecnica di neuromodulazione sta guadagnando attenzione nel mondo medico per la sua capacità di trattare disturbi psichici profondi. Si tratta della stimolazione del nervo vago (VNS, dall’inglese Vagus Nerve Stimulation), un approccio terapeutico già noto nel trattamento dell’epilessia e della depressione resistente, che ora mostra risultati promettenti anche nel trattamento del disturbo da stress post-traumatico (PTSD).
Il nervo vago è una delle principali vie di comunicazione tra il cervello e il corpo. È coinvolto nella regolazione di funzioni fondamentali come il battito cardiaco, la digestione e soprattutto la risposta allo stress. Stimolare questo nervo può aiutare a riequilibrare il sistema nervoso autonomo, spesso alterato nelle persone che hanno subito traumi profondi.
Nervo vago e PTSD: la terapia che riscrive la risposta al trauma
Secondo recenti studi clinici, la stimolazione vagale è in grado di ridurre sensibilmente sintomi tipici del PTSD come l’iperattivazione, gli incubi, la dissociazione e i flashback. Nei soggetti trattati, si è osservato un miglioramento del sonno, una diminuzione dell’ansia e una maggiore capacità di concentrazione, elementi fondamentali per la qualità della vita quotidiana.
A differenza dei trattamenti farmacologici, la stimolazione del nervo vago agisce in modo più mirato e senza i numerosi effetti collaterali legati agli psicofarmaci. In alcuni casi, può essere effettuata attraverso dispositivi impiantabili sotto la pelle; in altri, con stimolatori esterni che agiscono sul nervo attraverso l’orecchio o il collo, rendendo la procedura non invasiva.
Uno dei principali vantaggi della VNS è la sua durata nel tempo: i benefici si consolidano con il tempo e, secondo gli esperti, potrebbero persino rimodellare le connessioni neuronali alterate dal trauma. Questo processo è noto come neuroplasticità, e rappresenta un potenziale meccanismo di “reset” per il cervello traumatizzato.
L’importanza di una personalizzazione del trattamento
La ricerca in questo campo è ancora in corso, ma gli studi preliminari sono incoraggianti. I ricercatori sottolineano l’importanza di una personalizzazione del trattamento: non tutti i pazienti rispondono allo stesso modo, e la stimolazione vagale potrebbe affiancare altre terapie come la psicoterapia EMDR o la terapia cognitivo-comportamentale.
Il futuro della salute mentale potrebbe passare anche da un impulso elettrico: semplice, controllato e calibrato sul nostro sistema nervoso. La stimolazione del nervo vago rappresenta non solo una nuova possibilità terapeutica, ma anche un cambio di paradigma nella cura del PTSD, spostando l’attenzione dal sintomo al sistema.
Sebbene non si possa ancora parlare di “cura definitiva”, questa tecnica si sta imponendo come una promettente risorsa per migliaia di persone nel mondo. L’integrazione tra neuroscienze, tecnologia e psicologia potrebbe presto riscrivere il destino di chi convive con le ferite invisibili del trauma.
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