Il 2016 è stato un anno duro e faticoso per Twitter, il social network fondato da Jack Dorsey nel lontano 2006.
Facciamo un piccolo riepilogo degli eventi negativi di quest’anno per il social dei cinguetii.
- Twitter non riesce a tener testa alle piattaforme capitanate da Mr. Zuckerberg. Utenti insoddisfatti.
- Il modello di business non trova una strategia di crescita efficiente.
- Azioni della società in forte ribasso.
- Abbandono dei cinque top manager della società.
- Twitter in vendita. Ma nessuno se lo vuole comprare.
- Tempo di elezioni. I sondaggisti sbagliano tutto. Colpa di Twitter.
- Il numero degli utenti attivi è in forte calo.
Il social dell’uccellino non se la sta passando bene insomma, si potrebbe dire che ha trascorso tempi migliori. Nel 2013 il titolo è stato quotato per la prima volta a Wall Street a quota 26 dollari, adesso viaggia intorno a quota 17. Alti e bassi, ma con una forza di resistenza quasi allo stremo.
In molti sparano a zero sul futuro del social network, uno di questi è Trip Chowdhry, fondatore di Global Equity Research: “Twitter sta fallendo. E’ una compagnia sopravvalutata. Il titolo non vale neppure dieci dollari”.
Parole forti e precise che stroncano il modello di business adottato da Dorsey e condannano Twitter al fallimento.
I numeri d’altronde parlano chiaro, Twitter ha registrato una perdita netta di 102,9 milioni di dollari, pari a 15 centesimi per azione.
Quali sono i problemi del social network?
Twitter deve risolvere un problema esistenziale: nessuno sa come si deve usare.
I vari social network hanno una mission ed una funzione ben definita. Instagram, ad esempio, ci da l’opportunità di pubblicare foto modificandole con filtri all’avanguardia; Snapchat, invece, ci fa condividere piccoli scatti della nostra vita quotidiana selezionando gli amici a cui poterli inoltrare.
Twitter non da quel valore aggiunto ai suoi utenti, tanto da non farlo più preferire rispetto a Facebook & Co.
Il social azzurro, al giorno d’oggi, vanta più di 320 milioni di iscritti, piace sopratutto a vip, politici, giornalisti, media e grandi manager.
Ma l’uccellino, a quanto sembra, non riesce più a spiccare il volo!
Basti pensare alla scadente qualità dei dati che il social ha fornito al mondo durante le varie elezioni di quest’anno, in particolare per Brexit e le presidenziali in USA.
A causa dei pochissimi filtri di cui è predisposto Twitter e dell’elevato numero di utenti fake, i sondaggisti hanno lavorato con dei dati di pessima qualità. Di conseguenza, con una qualità dei dati così bassa si è smesso di fare affidamento sulla piattaforma e quindi, la possibilità di monetizzare attraverso la pubblicità diventerà sempre più difficile.
Quale futuro si prospetta per Twitter?
La fuga dei cervelli dalla società, ovvero dei cinque top managers di Twitter, ha comportato una forte spinta a ribasso delle quotazioni del titolo in borsa e sopratutto ha reso ancora più difficoltosa quell’ipotetica vendita del social network.
I dirigenti che hanno mollato la società erano i veri pilastri fondanti: Katie Stanton (CMO-capo del marketing) e Alex Roetter (vice-presidente della divisione Ingegneria) che sono stati poi seguiti da Kevin Weil (ricopriva la carica di vice-presidente dello Sviluppo Prodotti) con Adam Messinger (CTO-capo direzione tecnologica) e Josh McFarland (vice presidente della divisione).
Una vera e propria fuga tra i vertici della società.
La vendita non riuscita di Twitter è causata proprio dalla totale sfiducia degli investitori, che altro non fa che far rimanere il destino del gruppo appeso ad un palo. A rimetterci, in primis, sono i dipendenti. Sono infatti a rischio più di 800 posti. Intanto, a Gennaio, i 18 impiegati della divisione Italia dovranno lasciare la sede di Milano.
Dopo aver fallito la cessione a Google, Walt Disney e Salesforce (le tre potenziali acquirenti interessate all’acquisto che non hanno poi presentato un’offerta), il CEO, Jack Dorsey, dovrà dimostrare di avere le capacità per ristrutturare la società.
Un’impresa difficile per una multinazionale il cui prezzo di vendita era stimato sugli 8 miliardi di dollari. Deve essere applicata una rigida politica sul taglio dei costi, allo stesso tempo la R&S dovrà cercare di cavalcare l’onda della competitività adattando Twitter al mercato e alle esigenze dei clienti cercando di risollevare un business in sofferenza.
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