In Italia tiene banco la protesta dei tassisti, che ha bloccato la Capitale e ha messo nel mirino Uber. L’azienda con sede a San Francisco, per quei pochi che non lo sapessero, offre un servizio di trasporto automobilistico che i clienti possono utilizzare tramite un’app. Si tratta di un servizio presente in numerose città in tutto il mondo e ha riscosso un successo clamoroso.
Ultimamente però Uber se la passa male e i guai principali non arrivano certo dai tassisti romani. C’è una grana legale di non poco conto, fatta esplodere da un colosso come Google. Scopriamo insieme perché Big G si lamenta e quali potrebbero essere le conseguenze.
Google attacca Uber
Alcuni mesi fa Google ha dato vita a Waymo, marchio sotto al quale vengono portati avanti i progetti relativi a veicoli a guida autonoma, ed è stata proprio Waymo a far scoppiare il fattaccio del quale vi parliamo oggi.
Un ex capo progettista è stato accusato di aver sottratto documentazione e averla passata a Uber. Un furto denunciato alla corte federale di San Francisco, la persona incriminata è Anthony Lewandowski, accusato di aver sottratto illecitamente ben 14 mila file.
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Il tutto è avvenuto con l’uso di un notebook, utilizzato per scaricare la documentazione in questione, poi lo stesso Lewandoski ha fondato la propria start-up, Otto, in seguito acquisita da Google per una cifra pari a 680 milioni di dollari.
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Acquistando la ditta dell’ex manager Waymo, Uber sarebbe venuta così in possesso di informazioni confidenziali. La ditta ha replicato alle accuse con un comunicato senza sbottonarsi, dichiarando che la questione verrà approfondita nei prossimi giorni.