Lo scorso Giovedì, tre pescatori al lavoro tra le isole Rolvsøya e Ingøya in Norvegia, hanno notato qualcosa di davvero singolare: un beluga con indosso un imbragatura. I tre hanno subito allertato le autorità, che si sono portate sul luogo del ritrovamento, assieme ad un biologo marino che ha prontamente liberato l’animale.
La liberazione del giovane beluga: è addestrato
Non si hanno notizie certe riguardo al motivo per cui l’animale indossasse l’imbragatura, o chi possa avergliela messa. Secondo un professore dell’università di Tromsø, il quale ha osservato un marchio presente sulle cinghie, potrebbe trattarsi di un animale sfuggito da un programma di addestramento militare russo.
Il giovane beluga sembrava infatti essere addestrato, dato che si è avvicinato senza problemi all’imbarcazione e vi è rimasto affianco a lungo. Inoltre si è lasciato toccare senza problemi dal biologo che gli ha tolto l’imbragatura, come se fosse abituato al contatto con l’essere umano.
Da quando i tre pescatori Håvard, Erlend e Joar Hesten, hanno avvistato il beluga, a quando sono arrivati i soccorsi del biologo marino Jørgen Wiig, è passato circa un giorno, ma il beluga è rimasto sempre vicino al peschereccio degli Hesten. Wiig ed il suo team hanno provato a liberare il bianco mammifero marino dalla barca, poi non riuscendoci si sono infine immersi liberando l’animale.
Non ci sono certezze sulla provenienza ed il motivo dell’imbragatura, solo ipotesi su un addestramento militare
Audun Rikardsen, biologo marino e docente dell’Università di Tromsø, ha dichiarato alla Nork Rikskringkasting, una radiotelevisione norvegese, che l’imbragatura era costruita per potervi attaccare una piccola telecamera e presentava un marchio riportante la dicitura “attrezzatura di San Pietroburgo”. Secondo Rikardsen, nessun ricercatore, norvegese o russo, sarebbe mai ricorso ad un simile sistema per condurre uno studio. Alcuni studiosi russi di sua conoscenza gli avrebbero però detto che potrebbe trattarsi di un sistema in uso nella base russa della marina militare a Murmansk, nella penisola di Kola.
L’Unione Sovietica possedeva un programma di addestramento per delfini nella base militare di Sebastoboli durante la guerra fredda, ma non si è a conoscenza di nessun programma riguardante beluga o balene o altri mammiferi marini. Gli animali addestrati a Sebastopoli, veniva impiegati per la ricerca di oggetti nel mare, tra cui anche mine.
Non sappiamo dunque se il beluga fosse davvero parte di un progetto militare russo ed il colonnello russo, esperto di mammiferi marini e del loro addestramento, Viktor Baranets, ha dichiarato, alla russa Govorit Moskva, che esclude che il beluga sia in qualche modo correlato ai militari russi. Non ha tuttavia negato che esista un programma di addestramento per questi bianchi mammiferi marini all’interno dell’esercito russo.
Il giovane beluga è comunque ora libero, ma i due biologi, Rikardsen e Wiig, sono estremamente preoccupati per la sua sopravvivenza. Secondo loro infatti il mammifero è cresciuto in cattività ed è abituato a ricevere cibo dai suoi addestratori. Non sarebbe quindi in grado di procurarsi il cibo autonomamente, e questo potrebbe mettere a rischio la sua sopravvivenza.