Un nuovo farmaco antinfluenzale stimola la resistenza dei virus

Un nuovo farmaco contro un tipo di virus influenzale ha portato alla resistenza di questo e alla creazione di un apposito ceppo contro il trattamento

Le malattie a cui possiamo andare incontro (speriamo di no) nella vita sono purtroppo tante, visto i tanti tipi di virus presenti e diffusi nel mondo. Per fortuna, per la maggior parte di questi la medicina ha la soluzione, anche se bisogna pensare al fatto che utilizzare un farmaco su un virus può portare quest’ultimo a sviluppare una resistenza su questi, come accaduto recentemente in Giappone con il virus influenzale H3N2. Scopriamo meglio l’accaduto.

 

Il farmaco che provoca la resistenza del virus ad esso

In Giappone, un bambino di 11 anni è stato ricoverato in ospedale a causa dei sintomi del virus influenza H3N2. Dopo i dovuti accertamenti del caso, è stato mandato a casa con un nuovo farmaco, il baloxavir. La febbre e gli altri sintomi stavano guarendo, finché, dopo un po’ di tempo, il virus tornò e colpì anche la sorella del bambino.

Un’analisi dei campioni di influenza raccolti da lei e da suo fratello mostra che lei era malata da un ceppo di H3N2 che ospitava un nuovo tipo di mutazione, uno che Yoshihiro Kawaoka, professore di scienze patobiologiche dell’Università del Wisconsin-Madison, sostiene sia resistente al baloxavir, è solo capace di far ammalare le persone come la versione non mutata ed è capace di passare da persona a persona.

Lui e colleghi, in uno studio pubblicato su Nature Microbiology, hanno affermato, grazie ad analisi dei trattamenti con il baloxavir, che esso portava ad una resistenza del virus e quindi alla creazione di un ceppo appositamente contro esso.

“Abbiamo sequenziato l’intero genoma virale del ragazzo di 11 anni con virus influenzale sensibile ai farmaci (prima del trattamento) e il campione della ragazza resistente ai farmaci”, afferma Kawaoka. “Su 13.133 nucleotidi, c’era solo una differenza nucleotidica tra i due. Il virus ha acquisito resistenza durante il trattamento e si è trasmesso da un fratello all’altro”