Una guerra tra India e Pakistan sarebbe catastrofica per tutto il mondo

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Una guerra nucleare tra India e Pakistan potrebbe causare la morte, nell’arco di meno di una settimana, di 120 milioni di persone; una prospettiva agghiacciante, molto più catastrofica del bilancio delle vittime durante tutti i sei anni della Seconda guerra mondiale, stando ad un recente studio. Condotta da ricercatori dell’Università del Colorado Boulder e della Rutgers University, la ricerca esamina in che modo un ipotetico conflitto futuro potrebbe impattare sulla popolazione mondiale.

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Oggi, India e Pakistan risultano essere in possesso di circa 150 testate nucleari e si prevede che tale numero salirà a oltre 200 entro il 2025. Come è evidente, la prospettiva è decisamente cupa. Una guerra non solo ucciderebbe milioni di persone, ha dichiarato Brian Toon, che ha guidato la ricerca, ma potrebbe anche far precipitare l’intero pianeta in un terribile inverno nucleare, probabilmente con temperature “da era glaciale”.

 

Si tratterebbe di una guerra con un impatto devastante su tutto il pianeta

Le scoperte del team arrivano in un momento storico in cui le tensioni si stanno nuovamente acuendo tra India e Pakistan. Ad agosto infatti, l’India ha apportato una modifica alla sua Costituzione che ha privato di diversi diritti civili le persone che vivono nella regione del Kashmir, da tempo contesa tra i due Stati. Poco dopo, il Pakistan ha inviato truppe militari nella regione; tutte misure fortemente criticate da entrambi i paesi.

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Questo è un argomento su cui Toon dibatte da decenni. Come giovane scienziato atmosferico nei primi anni ’80, faceva parte di un gruppo di ricercatori che per primi hanno coniato il termine “inverno nucleare“, un periodo di freddo estremo che avrebbe seguito un bombardamento nucleare su larga scala tra gli Stati Uniti e la Russia. Toon ritiene che tali armi rappresentino ancora una minaccia. “India e Pakistan stanno incrementando i loro arsenali a velocità preoccupanti“, ha detto Toon.

 

I fatti di Hiroshima e Nagasaki hanno tentato di avvertirci, ma sembra proprio che la storia non sia riuscita ad insegnarci poi molto

Nel suo ultimo studio, Toon e i suoi colleghi volevano scoprire quanto potesse essere grave un conflitto del genere. Per fare ciò, il team ha attinto da una vasta gamma di prove, da simulazioni al computer dell’atmosfera terrestre ai resoconti degli attentati di Hiroshima e Nagasaki in Giappone nel 1945. Sulla base della loro analisi, la devastazione si presenterebbe in più fasi: solo nella prima settimana del conflitto, il gruppo riferisce che India e Pakistan insieme potrebbero far esplodere con successo circa 250 testate nucleari.

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Non c’è modo di sapere quanto potenti sarebbero queste armi, visto che nessuna nazioni ha condotto pubblicamente test nucleari per decenni, ma i ricercatori hanno stimato che ogni ordigno sia potenzialmente in grado di uccidere fino a 700.000 persone. La maggior parte delle vittime non morirebbe direttamente a causa delle esplosioni, tuttavia, bensì per gli incendi fuori controllo che ne conseguirebbero. “Se osserviamo Hiroshima dopo l’impatto della bomba, si è formato un cratere largo circa un chilometro“, ha detto Toon. “Ma non è stata una conseguenza della bomba, piuttosto la causa è da ricercarsi nell’incendio conseguente“.

 

La fine della Guerra fredda non ha affatto scongiurato il pericolo di un conflitto nucleare globale

Per il resto del mondo, gli incendi sarebbero solo l’inizio. I ricercatori hanno calcolato che una guerra India-Pakistan potrebbe immettere fino a 80 miliardi di chili di fumo nell’atmosfera terrestre. Quel fumo impedirebbe alla luce solare di raggiungere il suolo, facendo scendere le temperature in tutto il mondo anche di 9° per diversi anni. La carenza alimentare mondiale ne sarebbe, probabilmente, la diretta conseguenza.

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Il nostro esperimento rivela riduzioni su larga scala della produttività delle piante sulla terra e delle alghe nell’oceano, con conseguenze pericolose per gli organismi più in alto nella catena alimentare, compresi gli esseri umani“, ha affermato la coautrice dello studio Nicole Lovenduski, professore associato di Scienze atmosferiche e oceaniche e membro dell’Istituto di Ricerca artica e alpina. Toon spera che lo studio mostrerà alle persone in tutto il mondo che la fine della Guerra fredda non ha affatto eliminato il rischio di una guerra nucleare su scala globale.

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