La carenza dei chip in ambito automobilistico è iniziato in seguito all’emergenza del Covid-19. Ovviamente non è iniziata improvvisamente e tanto meno che la pandemia sia il fattore scatenante, ma ci sono una serie di problematiche che hanno portato poi alla crisi più grande in questo settore. I microchip sono componenti essenziali per le auto, in quanto servono per comandare tutti i sistemi elettronici dei veicoli, dai tergicristalli alle tecnologie ADAS per la sicurezza attiva e passiva.
L’innovazione tecnologica ha reso le vetture sempre più sofisticate, con un aumento considerevole del numero di chip presenti nelle auto. Ogni veicolo dispone di migliaia di chip, soprattutto nelle automobili elettriche di nuova generazione. Le case automobilistiche, però, hanno da sempre adottato un approccio incentrato sul risparmio dei costi, per far fronte ai bassi margini di profitto del settore, puntando spesso su chip di bassa qualità e un approvvigionamento quasi in tempo reale.
La carenza di chip porta ad una crisi nel settore dei veicoli
Ciò significa che molto spesso le aziende non acquistano grandi stock di chip, ma vanno in base alla richiesta di mercato. Allo stesso tempo cercano di accaparrarsi stock a prezzi sempre più bassi, rivolgendosi a vari fornitori e non firmando contratti a lungo termine. Come abbiamo già detto in precedenza le cause della crisi sono molteplici, come ad esempio l’aumento della domanda globale dei chip. Alla fine del 2020 la pandemia di Covid-19 ha provocato un aumento esponenziale della domanda di microchip; infatti, a causa del lungo lockdown imprese e cittadini privati hanno investito nelle tecnologie digitali acquistando un gran numero di dispositivi elettronici.
Un secondo fattore è la riduzione dell’offerta dei chip; Le imprese produttrici di microchip non sono state in grado di soddisfare l’incremento della domanda, in quanto la fabbricazione di chip è un processo estremamente complesso e poco scalabile, un aspetto che ha contribuito ad aggravare la crisi dei chip. Un’altra causa che ha portato alla carenza i microchip per il settore automotive è legata alla concentrazione della produzione, localizzata soprattutto in Asia e in particolare a Taiwan. L’isola infatti detiene il 60% della produzione mondiale di microchip e la Corea del Sud il 19% circa, un mercato in mano a colossi come TSMC e Samsung.
Per la costruzione dei chip, semiconduttori come il germanio e il silicio rappresentano gli elementi principali del microprocessore, tuttavia l’incremento del prezzo delle materie prime tra il 2020 e il 2021 ha fatto salire i costi dei microchip e aumentato le difficoltà delle case automobilistiche alla ricerca di prezzi bassi. Per mantenere bassi i costi le case automotive non utilizzo soltanto chip di qualità elevata nei veicoli, ma fanno largo uso di microchip più economici per assolvere a funzioni semplici e poco rilevanti, come l’azionamento dei tergicristalli o l’accensione delle luci. Con l’emergenza e la riduzione dell’offerta i produttori hanno dato priorità alla fornitura di microchip di alta qualità, aumentando ulteriormente la carenza di chip per le auto.
Un’insieme di fattori possono essere la causa
Senza scorte sufficienti per garantire la produzione di auto per diversi mesi, il rallentamento delle consegne ha provocato rapidamente la crisi del settore automobilistico, in molti casi portando alla sospensione della fabbricazione di veicoli. Negli ultimi anni poche case automobilistiche hanno lavorato all’ottimizzazione dei chip nelle auto, un approccio che potrebbe consentire di ridurre il numero di microchip necessari e sfruttare aspetti come la multicanalità e la polifunzionalità dei chip. Per le aziende del settore è preferibile esternalizzare la produzione di tutti i componenti delle auto, limitandosi all’assemblaggio dei veicoli all’interno degli stabilimenti. Questo sistema consente di ridurre i costi e usufruire di un modello più flessibile, tuttavia, è anche più esposto ai fattori esterni e a qualsiasi problema nella filiera della fornitura.
Senza dubbi non è chiaro quando questa crisi possa finire anche se sempre più aziende stanno cercando di trovare soluzioni alternative. Si tratta infatti di un problema complesso che richiede un intervento di lungo termine, senza una reale soluzione nell’immediato. Sia gli USA che la UE hanno deciso di finanziare e sostenere la produzione di semiconduttori e microprocessori negli Stati Uniti e in Europa, tuttavia, ci vorranno molti anni per raggiungere flussi produttivi di una certa rilevanza.