Gli scienziati di Stati Uniti ed Europa potrebbero creare pericolosi virus autopropaganti nella battaglia per lo sviluppo di vaccini e insetticidi. E queste ricerche possono avere “conseguenze irreversibili” per il pianeta, come avverte uno studio internazionale. Un team internazionale di ricercatori guidato dal King’s College London lancia un allarme sullo sviluppo di virus autopropaganti, in laboratorio, per motivare la loro facile diffusione tra gli host.
Questa pratica è stata utilizzata in agricoltura per creare “insetticidi”, per proteggere le colture, o come “vettori per modificare le colture piantate“, nel senso di diffondere l’immunità da un ospite all’altro, come riportato nello studio ora pubblicato dalla rivista Science. Questi virus sono stati “promossi come vaccini” per gli animali, notano anche i ricercatori, riferendosi al loro uso per limitare la diffusione di malattie e per prevenire il trasferimento di queste malattie all’uomo.
“Ricerca rischiosa”
L’uso di questi virus autopropaganti non è nuovo. Negli anni ’80, in Australia, venivano utilizzati per sterilizzare e controllare specie di parassiti di ratti e conigli. “In Spagna, gli scienziati stanno attualmente vaccinando i maiali con virus autopropaganti”, che non sono stati modificati in laboratorio, per combattere la febbre africana in questi animali, nell’ambito di un “esperimento controllato”.
Inoltre, DARPA, l’Agenzia per i progetti di ricerca avanzata degli Stati Uniti, ha anche finanziato una ricerca per verificare se i vaccini animali autopropaganti modificati in laboratorio possono aiutare a prevenire la diffusione di agenti patogeni negli esseri umani.
Questi progetti e altre iniziative che hanno ricevuto finanziamenti dall’Unione Europea e dal National Institute of Health degli Stati Uniti hanno portato il King’s College London a esaminare la questione e indagare sugli impatti dello sviluppo di questo tipo di virus. La conclusione è che le conseguenze possono essere gravi e “irreversibili” per il nostro pianeta.
Lo sviluppo di virus autopropaganti per il rilascio ambientale è un altro esempio di ricerca rischiosa in virologia, come la caccia ai virus nelle caverne dei pipistrelli o il rendere pericolosi gli agenti patogeni ancora più pericolosi in laboratorio, il tutto in nome della preparazione alla pandemia.
Lo studio rileva che la ricerca di “generazioni di virologi” ha concluso che i virus autopropaganti modificati in laboratorio sono “troppo geneticamente instabili per essere utilizzati in modo sicuro e prevedibile al di fuori delle strutture controllate“. Pertanto, i ricercatori denunciano un’apparente “erosione delle norme“, chiedendo maggiore regolamentazione e una discussione aperta sulla questione.