L’alimentazione è un aspetto fondamentale della propria vita, per vivere in una corretta forma fisica e nel miglior benessere psicofisico possibile. Inoltre, apportare tutti i nutrienti necessari consente di allontanare le malattie neurodegenerative. Un esempio è il declino cognitivo negli anziani, tutt’oggi un grave problema di salute pubblica a cui ancora non è stata trovata una soluzione. L’associazione tra integrazione di vitamina D e cognizione rimane controversa.
Proprio per questo è stato condotto uno studio approfondito, con lo scopo di determinare se un’integrazione di vitamina D per 12 mesi migliora effettivamente la funzione cognitiva nei soggetti anziani con lieve deterioramento cognitivo (MCI) e se regola lo stress ossidativo.
Questo è stato uno studio in doppio cieco, randomizzato e controllato con placebo a Tianjin, in Cina. I partecipanti erano tutti madrelingua cinesi di età pari o superiore a 65 anni con MCI. 183 soggetti sono stati randomizzati a un gruppo di intervento o ad un gruppo placebo e seguiti per 12 mesi. I test della funzione cognitiva e dei biomarcatori correlati al meccanismo sono stati valutati al basale, 6 mesi e 12 mesi.
L’ANOVA a misure ripetute ha mostrato miglioramenti sostanziali nel quoziente di intelligenza su scala reale (FSIQ), informazioni, intervallo di cifre, vocabolario, disegno a blocchi e punteggi di disposizione delle immagini nel gruppo vitamina D rispetto al gruppo placebo. Secondo l’analisi ANOVA a misure ripetute, il gruppo vitamina D ha mostrato un miglioramento significativo nel punteggio FSIQ per 12 mesi rispetto al controllo.
L’integrazione di vitamina D per 12 mesi sembra migliorare la funzione cognitiva riducendo lo stress ossidativo regolato da un aumento della TL per gli adulti con MCI. Può essere quindi una strategia di salute pubblica promettente per prevenire il declino cognitivo.
Foto di Steve Buissinne da Pixabay
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