Con l’avanzare dell’età, è normale osservare un leggero calo della memoria e delle capacità cognitive. Tuttavia, nuovi studi suggeriscono che una carenza di vitamina K potrebbe essere un fattore determinante nell’accelerare questo processo. La scoperta apre nuove prospettive sulla prevenzione del declino cognitivo, ponendo l’attenzione su un nutriente spesso sottovalutato.
La vitamina K è tradizionalmente conosciuta per il suo ruolo nella coagulazione del sangue, ma le ricerche recenti stanno evidenziando funzioni più ampie, soprattutto a livello neurologico. Alcuni ricercatori hanno osservato che livelli adeguati di questa vitamina sono associati a migliori prestazioni cognitive negli anziani, specialmente per quanto riguarda memoria e attenzione.
La vitamina K rallenta il declino della memoria? Ecco cosa dicono gli studi
Uno studio condotto su un campione di adulti over 65 ha rilevato che coloro con un apporto alimentare più elevato di vitamina K presentavano una memoria episodica più stabile rispetto ai coetanei con carenze. Questo tipo di memoria è cruciale per ricordare eventi passati e informazioni personali, ed è spesso tra le prime a deteriorarsi con l’invecchiamento.
La spiegazione potrebbe risiedere nel fatto che la vitamina K partecipa alla produzione di sfingolipidi, molecole fondamentali per la struttura e la funzione delle cellule cerebrali. Inoltre, sembra avere un ruolo nella protezione del cervello dallo stress ossidativo, uno dei principali nemici della salute neuronale.
Le fonti principali di vitamina K sono verdure a foglia verde come spinaci, cavolo riccio, bietole e lattuga, ma anche alimenti fermentati come il natto (diffuso in Giappone) e alcuni formaggi. Nonostante ciò, molte persone anziane tendono a consumarne quantità inferiori al fabbisogno, spesso per problemi digestivi, dieta squilibrata o scarso appetito.
Piccoli cambiamenti possono fare la differenza nel lungo termine
I medici raccomandano quindi di prestare attenzione all’alimentazione quotidiana, puntando su una dieta varia e ricca di vegetali, magari con l’aiuto di un nutrizionista. In alcuni casi, può essere utile valutare l’integrazione, ma solo sotto controllo medico, poiché la vitamina K può interagire con alcuni farmaci, in particolare gli anticoagulanti.
La ricerca sulla vitamina K e la salute cerebrale è ancora in corso, ma i risultati finora raccolti sottolineano l’importanza di una nutrizione completa anche in età avanzata. Prendersi cura del cervello parte dalla tavola, e piccoli cambiamenti possono fare la differenza nel lungo termine.
In un’epoca in cui l’invecchiamento della popolazione è un fenomeno globale, comprendere e applicare strategie nutrizionali preventive potrebbe aiutare milioni di persone a mantenere la propria autonomia e qualità di vita. La vitamina K, in questo senso, si rivela un’alleata preziosa della memoria.
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