Un cuore ibrido con materiali robotici al suo interno, ma rivestito di pelle umana coltivata in laboratorio. Il progetto, che vede la collaborazione tra esperti olandesi e inglesi, potrebbe porre fine al trapianto umano entro il 2028 qualora il prototipo funzionasse sugli animali.
Una sfida cardiotecnologica all’ultimo battito
La British Heart Foundation ha raccolto e messo in palio 30 milioni di sterline per la Big Beat Challenge. Nei giorni scorsi sono stati annunciati i quattro progetti in corsa per la parte finale della competizione. Ai top 4 sono stati già assegnati 50 mila sterline come finanziamento di avviamento e hanno a disposizione i prossimi 6 mesi per sviluppare il progetto. Il vincitore sarà annunciato la prossima estate.
Tra i primi quattro progetti cardiovascolari, c’è quello di un cuore artificiale morbido. All’idea lavorano ricercatori provenienti dagli atenei di Amsterdam, Londra e Cambridge, riuniti nell’Hybrid Heart Consortium. La realizzazione di questo cuore robotico potrebbe significare il suo impiego nell’uomo nel 2028, dopo aver superato la fase di sperimentazione dei prototipi sugli animali, la quale inizierà entro tre anni.
Robotico dentro, umano all’esterno
Il cuore ibrido sarà realizzato internamente con materiali sintetici e robotici per poter replicare il battito cardiaco: tuttavia, sarà rivestito da un tessuto di cellule umane, coltivate in laboratorio, da minimizzare il rischio di rigetto a causa del sistema immunitario. Sarà alimentato da una batteria wireless e caricato da un dispositivo indossato sulla giacca o sulla maglia.
Un progetto simile, se diventasse realtà, potrebbe salvare moltissime vite e sostituire i trapianti cardiaci. Infatti, si conta che nel solo Regno Unito se ne effettuano circa 200 ogni anno, ma le liste per un cuore nuovo e sano sono molto lunghe. E la situazione diventa ancora più complessa quando si parla di pediatria. Il primo impianto di cuore ibrido avrà luogo a Papworth nel Cambridgeshire o al Great Ormond Street Hospital di Londra. La Professoressa Jolanda Kluin, della University of Amsterdam, ha dichiarato in una recente intervista: “Per quanto la nostra ambizione sia radicale, non si tratta di fantascienza. Sulla base dei risultati preliminari, siamo sicuri che possa diventare realtà”.
Il vero vincitore è la mente umana
Gli altri tre progetti, tutti estremamente all’avanguardia, includono una mappa cellulare delle placche lipidiche che possa portare a un vaccino, una cura per i difetti genetici negli adolescenti, e una tecnologia indossabile che prevenga un infarto o un ictus. Il Professor Nilesh Samani, direttore sanitario della British Heart Foundation, ha dichiarato: “la Big Beat Challenge rappresenta la nostra ambizione di mettere il turbo al progresso, per portarlo al suo momento più alto e significativo. Non ho il minimo dubbio che l’idea vincente definirà il decennio nel proprio campo”.