Da trattamenti per la perdita di peso a potenziali alleati nella lotta contro le dipendenze: i farmaci a base di semaglutide, come Ozempic e Wegovy, stanno sorprendendo la comunità scientifica. Inizialmente sviluppati per il controllo del diabete di tipo 2 e poi diventati famosi come strumenti dimagranti, questi farmaci sembrano avere un effetto inatteso: ridurre il desiderio compulsivo per droghe, alcol e persino cibo spazzatura.
Dalla glicemia al cervello
Il segreto risiede nel loro meccanismo d’azione. I farmaci come Ozempic appartengono alla classe degli agonisti del recettore GLP-1, un ormone intestinale che regola i livelli di zucchero nel sangue e l’appetito. Tuttavia, recettori GLP-1 sono presenti anche nel cervello, in aree coinvolte nel controllo della gratificazione e del desiderio, come il sistema dopaminergico. Ciò significa che, oltre a influenzare la fame, questi farmaci potrebbero modulare anche i circuiti del piacere associati alle dipendenze.
Gli studi che confermano il legame
Diversi studi preclinici e clinici hanno cominciato a esplorare questa connessione. Ricercatori dell’Università del Texas hanno osservato che i topi trattati con semaglutide mostravano una riduzione del consumo volontario di alcol e cocaina. Allo stesso modo, uno studio condotto su esseri umani ha evidenziato che i pazienti in terapia con Ozempic riferivano un minor desiderio di bere o fumare. I dati, sebbene ancora preliminari, aprono la strada a una nuova categoria di farmaci anti-dipendenza.
Una risposta a un bisogno urgente
Le dipendenze rappresentano una delle principali emergenze sanitarie globali. L’alcol, ad esempio, è responsabile di milioni di morti ogni anno, mentre le droghe continuano a mietere vittime e a compromettere la salute mentale e sociale di chi ne fa uso. Le attuali terapie farmacologiche hanno efficacia limitata e spesso causano effetti collaterali importanti. Se i farmaci GLP-1 si dimostrassero utili anche in questo campo, si tratterebbe di un cambio di paradigma nella prevenzione e nel trattamento delle dipendenze.
Come cambia il comportamento
Chi assume Ozempic riferisce spesso di “sentirsi sazio” più rapidamente e di perdere interesse per il cibo. Gli scienziati ipotizzano che lo stesso effetto di riduzione dell’impulso possa estendersi a sostanze come nicotina, alcol e droghe, che agiscono sugli stessi circuiti cerebrali. In sostanza, il cervello “disinnesca” il bisogno di cercare costantemente gratificazione attraverso comportamenti compulsivi, suggerendo un’azione più profonda del previsto.
I limiti della ricerca
Nonostante l’entusiasmo, gli esperti invitano alla prudenza. Gli studi finora condotti sono di piccole dimensioni e non tutti controllati con placebo. Inoltre, l’effetto anti-dipendenza potrebbe variare da individuo a individuo, e non è ancora chiaro se sia duraturo nel tempo. Ulteriori ricerche cliniche saranno necessarie per stabilire la sicurezza, la dose ottimale e le eventuali interazioni con altre terapie.
Implicazioni etiche e sociali
L’idea di utilizzare un farmaco nato per il diabete o la perdita di peso per trattare le dipendenze solleva anche questioni etiche e regolatorie. Alcuni temono che l’uso off-label di Ozempic possa generare abusi o aspettative irrealistiche, mentre altri sottolineano l’importanza di integrare sempre la terapia farmacologica con percorsi psicologici e di supporto comportamentale, fondamentali per affrontare le radici del problema.
Verso una nuova frontiera della medicina
Nonostante le incognite, la prospettiva è affascinante: farmaci come Ozempic potrebbero inaugurare una nuova era nella medicina delle dipendenze, capace di unire neuroscienza e tecnologia farmacologica. Se le future sperimentazioni confermeranno i risultati iniziali, potremmo presto disporre di uno strumento in più per aiutare chi lotta contro la dipendenza — non solo dal cibo, ma anche da sostanze che da troppo tempo tengono in ostaggio mente e corpo.
Foto di Michal Jarmoluk da Pixabay

