“Scommetto un caffè che troveremo gli extraterrestri tra un paio di decenni“. La frase provocatoria appartiene all’astronomo Seth Shostak dell’Istituto per la ricerca dell’intelligenza extraterrestre (SETI), con sede in California. La sua previsione era di un decennio fa.
Sebbene all’epoca il discorso di Shostak non fu preso sul serio, da allora molto è cambiato. Tanto che il ricercatore è stato invitato l’anno scorso a tenere alcuni discorsi alla NASA dal titolo: “Quando troveremo ET e cosa dovrebbe succedere?“. Secondo l’agenzia spaziale americana, “sebbene l’impegno di Shostak non sia stato ancora completato, molti affermano che l’ottimismo intorno alla ricerca della vita oltre la Terra – non necessariamente vita intelligente – sia in aumento“.
Solo nell’ottobre 1992 l’agenzia spaziale ha avviato un programma SETI “formale e più intenso“. Consisteva in un finanziamento di 100 milioni di dollari per dieci anni alla ricerca di una vita extraterrestre intelligente. Tuttavia, un anno dopo, il Congresso degli Stati Uniti lo cancellò. A quel tempo, il senatore democratico Richard Bryan disse che bisognava finirla con la “stagione della caccia marziana con le tasse dei contribuenti“. E così è stato.
C’è una falsa percezione del fatto che, poiché il SETI sia comunque attivo da decenni, il suo fallimento fino ad oggi significa che non c’è nulla da trovare. Oggi il programma NASA del SETI non ha e non invita a presentare proposte per questi astronomi. Di conseguenza, il campo si atrofizzava, lasciando solo una manciata di praticanti e quasi nessuna fonte per addestrarne altri. Ma, dopo 25 anni, la posizione della NASA può cambiare. L’agenzia spaziale e il Congresso degli Stati Uniti devono superare alcuni pregiudizi.
I quattro fattori
Non è del tutto chiaro il motivo per cui la NASA abbia ritardato entrambi i programmi che includono la ricerca di vita extraterrestre intelligente nella sua ricerca astrobiologica. Il suo “blocco”, però, potrebbe derivare quattro fattori.
1. “Risoluzioni fattoriali”
Un articolo del 1999 sulla cancellazione del progetto HRMS della NASA, pubblicato sul Journal of British Interplanetary Society, già parlava di come “soffrisse del fattore scimpanzè sin dal suo inizio”. Il problema è che è stato “erroneamente associato alla ricerca del ‘piccolo umano verde’ e degli oggetti volanti non identificati (UFO)“. Insomma,con la “caccia al marziano” di finì per sminuire il programma scientifico.
2. “Tutto o niente”
L’idea che, fino a quando non si trova o si entri in contatto con un alieno intelligente, il SETI sia un completo fallimento, è sbagliato. Questa scienza non dovrebbe essere giudicata dal “tutto o niente”. Fondamentalmente, il SETI definisce la vita intelligente come chiunque sia in grado di costruire un trasmettitore radio. Pertanto, l'”ascolto” di modelli non casuali di emissioni elettromagnetiche è stato al centro delle loro indagini.
3. “Niente da trovare”
C’è una falsa percezione che, poiché la radio SETI è stata attiva per decenni, il suo fallimento fino ad oggi significa che non c’è nulla da trovare. Ma la mancanza di fondi ha limitato le reali possibilità dell’organizzazione di esplorare qualcosa che non è “una piccola frazione di spazio”.
4. “Non ha bisogno della NASA”
C’è una falsa percezione che il SETI continuerà a indagare con o senza il supporto della NASA. Un progetto iniziato nel 1997 e che, da allora, non ha ottenuto i fondi privati necessari “per completare la matrice o finanziare le sue operazioni”.