Scienza

Infarto: una ricerca italiana scopre il legame con l’Escherichia Coli

Il batterio intestinale escherichia coli è stato trovato nelle arterie ostruite di pazienti colpiti di infarto. Autori della scoperta è una squadra di medici italiani del Policlinico Umberto I, che hanno pubblicato un articolo sullo European Heart Journal.

Una stretta correlazione fra Escherichia Coli e l’infarto è stata resa nota lo scorso 13 gennaio: il batterio intestinale, infatti, è stato trovato nel sangue di pazienti colpiti da infarto e nell’arteria ostruita che lo ha causato. La scoperta è stata pubblicata sulla rivista specializzata European Heart Journal: il direttore della Prima Clinica Medica del Policlinico Umberto I, Francesco Violi, ha guidato una squadra di ricerca composta di cardiologi, cardiologi interventisti, anatomopatologi, patologi clinici e biologi.

 

Un batterio intestinale trovato nelle arterie ostruite

“Siamo partiti dall’intuizione che alcuni batteri intestinali potessero avere un ruolo nello sviluppo dell’infarto; da qui abbiamo avviato uno studio che è durato oltre 4 anni e scoperto che i pazienti con infarto acuto presentavano alterazioni della permeabilità intestinale e contemporaneamente il batterio E. coli nel sangue e nel trombo”, ha spiegato il Professor Violi. “La nostra scoperta è coerente con quella di altri ricercatori in Usa che hanno trovato diversi batteri intestinali nel sangue di pazienti infartuati”.

I ricercatori hanno analizzato un campione di 150 individui suddivisi in tre tipologie: 50 con infarto in atto, 50 persone cardiopatiche ma senza infarto, e 50 soggetti sani (definito gruppo di controllo). Dalle analisi effettuate, l’Escherichia coli è stato individuato solo nel sangue dei pazienti giunti in ospedale con infarto acuto in corso; tuttavia, il batterio non era presente nel sangue né dei soggetti appartenenti al gruppo di controllo, né in quello dei cardiopatici a rischio di infarto. Quindi, i medici sono arrivati alla conclusione secondo cui il batterio favorirebbe l’insorgenza dell’infarto ma il ruolo che esso ricopre nella trombosi ancora non è chiaro.

 

Un inibitore funzionante sui topi

In una fase successiva della ricerca, il batterio è stato iniettato in topi da laboratorio: i ricercatori hanno quindi riscontrato la sua presenza nelle arterie ostruite degli animali colpiti da infarto. Sempre nell’ambito della sperimentazione sulle cavie e dopo aver individuato il recettore cellulare con cui si lega il batterio, i medici sono riusciti a inibire il processo trombotico favorito dall’Escherichia coli mediante un inibitore specifico. Il prossimo passo sarà testare sull’uomo questo inibitore, già usato con successo sui topi: in caso positivo, i risultati potranno portare i ricercatori allo sviluppo di trattamenti d’urgenza per gli infarti in corso. Ma l’obiettivo è quello di poter sviluppare un vaccino preventivo per i soggetti a rischio.

Maria Chiara Sbragaglia

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