La pressione alta, o ipertensione, è una condizione grave di cui soffre la maggior parte delle persone. Se non viene trattato, può portare a gravi complicazioni di salute come infarto o ictus. Il primo passo verso il controllo della pressione sanguigna è la nostra alimentazione, incluso il giusto tipo di olio usato in cucina. Gli esperti sanitari consigliano di utilizzare l’olio di canola per aiutare a gestire tale condizione.
Derivato dalla colza, l’olio di canola è uno degli oli più sani. Appartenente alla famiglia dei cavoli, questo olio liquido contiene grassi monoinsaturi, ottimi per la pressione sanguigna e la salute del cuore. La canola ha uno dei livelli più bassi di grassi saturi con appena il 7% il ché lo rende una scelta eccellente per aiutare con la salute del cuore.
Gli effetti degli oli vegetali sulla pressione sanguigna
In uno studio pubblicato nella US National Library of Medicine National Institutes of Health, sono stati studiati gli effetti degli oli vegetali riscaldati sulla pressione sanguigna nei ratti. I ratti sono stati divisi in 11 gruppi; il gruppo di controllo è stato alimentato con cibo per ratti e gli altri gruppi sono stati alimentati con cibo mescolato con olio di palma o di soia al 15%.
I risultati hanno mostrato che gli oli di palma e di soia non hanno avuto effetti dannosi sulla pressione sanguigna, ma hanno aumentato significativamente il contenuto di ossido nitrico e ridotto le risposte contrattili alla fenilefrina. Tuttavia, gli studi che utilizzano oli di palma e di soia hanno mostrato un aumento della pressione sanguigna, contrazioni potenziate indotte da fenilefrina, rilassamenti ridotti indotti da acetilcolina e nitroprussiato di sodio rispetto ai ratti che sono stati alimentati con oli vegetali freschi.
L’effetto di aumento della pressione sanguigna degli oli da cucina vegetali riscaldati è associato ad una maggiore reattività vascolare e ad una riduzione dei livelli di ossido nitrico. L’ipertensione era fortemente associata all’obesità ed era influenzata dal sesso, dal diabete e dall’età, come affermato dall’American Journal of Clinical Nutrition.