Robot umanoide Sophia diventa cittadino dell’Arabia Saudita

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In Arabia Saudita, mecca dell’hi tech la cui economia continua a dipendere dai combustibili fossili, il robot umanoide Sophia circa una settimana fa ha ottenuto ufficialmente la cittadinanza creando sgomento, polemiche e qualche punta di indignazione.

Realizzata dalla Hanson Robotics di Hong Kong, fondata dallo scultore ed esperto di effetti speciali David Hanson, la nuova cittadina saudita è l’eccezione tech che fa la regola in un Paese in cui alle donne (quelle reali) vengono negati i diritti civili e politici degli uomini.

La monarchia del petrolio solleva una questione unica nel suo genere creando, per la prima volta nella storia dell’umanità, questo nuovo status anagrafico al robot umanoide presentato ufficialmente durante l’appuntamento per l’innovazione tenutosi tra il 24 e il 26 ottobre a Riad, per il lancio del programma saudita “Neom”, durante cui i sauditi hanno annunciato piani per diventare l’eldorado dell’alta tecnologia.

 sophia robot umanoide.

Il robot umanoide Sophia cittadino saudita: un evento storico

Il robot umanoide Sophia in carne e ossa (scusate in metallo e circuiti) è salito sul palco per fare il suo intervento che ha sfiorato la diplomatica perfezione: “Sono molto onorata ed orgogliosa di questo riconoscimento unico” ha dichiarato Sophia in occasione del Future Investment Initiative senza battere ciglio ma facendo sollevare le sopracciglia dei presenti “E’ un evento storico che mi consacra primo robot al mondo ad aver ottenuto la cittadinanza”.

L’annuncio ha creato scalpore (solo?) provocando, da una parte, un senso di umana impotenza nelle menti più tradizionali e, dall’altra, un’eccitazione tech online nelle menti degli appassionati di super intelligenza artificiale. Indipendentemente dalla condivisione o meno dinanzi ad un evento più unico che raro nel campo della robotica avanzata, nessuno ha saputo nascondere tanta perplessità considerando la disparità tra la nuova cittadinanza del robot ed il trattamento sociale, civile e politico riservato alle donne saudite in carne e ossa.

Nell’era della super tecnologia, secondo la legge fondamentalista islamica che governa il regno, il ruolo delle donne è tuttora relegato a quello di creature inferiori che non godono appieno dei diritti civili e politici. Sono sottomesse alle tradizionali regole arabe di sempre: devono coprire i loro corpi in pubblico, non possono viaggiare senza una ‘guida’ maschile. L’unica magra consolazione è stata annunciata a settembre: hanno ottenuto il diritto di guidare veicoli. Assieme alle donne, anche i lavoratori stranieri in Arabia Saudita sono soggetti a severe restrizioni – hanno osservato alcuni.

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Espressioni e stati d’animo umani

La società di alta tecnologia Hanson Robotics che ha costruito il robot umanoide Sophia ha ideato la ‘creatura’ per abbinare ad un androide espressioni e stati d’animo umani per meglio interagire con le persone. Sophia è stato creato in 12 esemplari e rappresenta la categoria dei “robot umanoidi più espressivi ed interattivi del mondo”.

La mossa della Hanson Robotics viene definita un’iniziativa d’investimento per il futuro con il beneplacito dei fondi di pubblico investimento dell’Arabia Saudita. Benvenuti, umani, nell’avvento della super intelligenza artificiale che, ad oggi, è vista con occhi di sospetto e diffidenza da Elon Musk, fondatore di Tesla e Space X. Musk ha twittato il suo timore al riguardo: “l’intelligenza artificiale costituisce un rischio per la civiltà umana”.

Le donne in Arabia Saudita, oggi, non soltanto hanno meno diritti degli uomini ma anche meno di un robot che, ironicamente, porta un nome femminile importante (in latino sophia significa sapienza). L’annuncio, se da una parte ha creato scalpore, dall’altra fa riflettere sulla regolamentazioni (in termini di diritti e doveri) di creature destinate a confondersi sempre più con gli esseri umani.

Non dimentichiamoci che, all’inizio di quest’anno, il Parlamento Europeo ha evidenziato l’importanza per i legislatori di lavorare su un framework legislativo per regolamentare diritti e doveri di robot per riconoscere loro una forma di personalità giuridica simile a quella che viene assegnata alle aziende. È necessario capire in che modo un’intelligenza artificiale come il robot umanoide Sophia potrà interagire con noi, quali distinzioni fare tra un essere umano ed un androide, come gestire le nostre relazioni con esso (o lui?).

Tutte domande a cui è difficile rispondere e che ne lasciano emergere un’altra: che significa essere umani?sophia robot viso

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La sottile ironia del robot androide Sophia

La 50enne Sophia è in grado di esprimere emozioni grazie ad un sistema di espressioni facciali molto raffinato: può interagire e dialogare con un essere umano rilevandone la presenza tramite una speciale fotocamera integrata nel petto. I suoi circuiti si illuminano all’interno della calotta cranica trasparente. Comunica attraverso frasi articolate, di senso compiuto, in un buon inglese. Sono state inserite nozioni di grammatica nel suo cervello mentre le sue conoscenze provengono da Internet. E’ decisamente ironica.

Sophia è stata invitata come speaker al Web Summit di Lisbona accompagnata dal fratello Einstein Robot e da uno dei suoi creatori, lo scienziato Ben Goertzel.

A Lisbona ha presentato la piattaforma decentralizzata SingularityNet basata su blockchain per condividere ricerche ed informazioni sull’evoluzione dell’AI.

Con i suoi occhi gialli e vitrei, Sophia ha dichiarato “se un essere umano sarà licenziato da un manager per assumere un robot vuol dire che l’umano non era abbastanza capace”.

Rosanna N.
Rosanna N.
Copywriter, disegnatrice, pittrice, ritrattista, ex cantante rock dilettante. Spirito borderline. Affascinata dai geni maltrattati dall'Industria e dalla Storia (scritta dall'Industria), ammaliata dalla ricerca scientifica che lavora per migliorare il mondo ma anche da esperimenti che vorrebbero dominarlo. | Scienza VS Scientismo. Seguo le vicende che si alternano inesorabili, in un pianeta dove è impossibile dividere nettamente Bene e Male. Scrivo per dare un senso alla mia curiosità.

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