Disciples: Liberation rappresenta il quarto episodio di una saga di giochi strategici a turni, con sfumature RPG, pubblicato dopo oltre 10 anni dall’ultimo capitolo. Sviluppato da Frima Studio, con il supporto di Kalypso Media, il titolo viene lanciato ufficialmente su tutte le piattaforme (anche PS5 e Xbox Series X), ad un prezzo di listino di 39 euro, per la versione base.
L’intera storia viene ambientata nuovamente a Nevendaar, un territorio originariamente fantastico ed ideale, oggi caduto in rovina e conteso da un numero sempre crescente di razze, provenienti dai pianeti più remoti di tutta la galassia. L’utente impersonerà Avyanna, un personaggio che teoricamente non ha nulla a che vedere con la suddetta realtà, è una semplice mercenaria che un giorno vi si ritrova immischiata, con il fido compagno di viaggio, ma con un obiettivo ben specifico, ricostruire la fortezza e riportare la pace.
Una scelta che apre le porte alle più svariate interpretazioni, ea una libertà d’azione incredibile da parte dei giocatori, i quali possono costruire la storia a proprio piacimento (senza vincoli). Il costrutto narrativo è decisamente insediato all’interno del gameplay, tutto ruota attorno ai dialoghi, i quali potranno a loro volta indirizzare l’andamento ed il comportamento dei personaggi in determinate azioni, lasciando il tutto nelle mani dell’utente finale. Una scelta ponderata, in relazione alle varie situazioni, è fondamentale per mantenere i contatti con gli amici più fidati, troppa azione potrebbe portare ad inimicarsi alcuni compagni, o il contrario. Il GDR assume quindi anche una parte di rapporti diplomatici, fondamentali per il corretto prosieguo dell’esperienza, segnando ramificazioni infinite nelle oltre 270 missioni disponibili (e che porteranno a 5 finali possibili differenti).
La storia è correttamente narrata, sebbene con il passare del tempo perda la verve iniziale, e faccia più da contorno, senza mai acquisire quella spiritualità e profondità che altri titoli sono in grado di influire (anche se comprendiamo che riempire 80 ore di giocato è chiedere davvero tanto).
Gli sviluppatori hanno deciso di adottare una visuale isometrica, che ricorda molto Diablo II Resurrected (qui la nostra recensione), la quale riesce a gestire perfettamente i punti luce, creando effetti piacevoli alla vista anche sulla pozzanghere, per esempio, mantenendo quell’ambientazione tetra e oscura, che in parte ricorda anche Elder Scrolls: Oblivion. I dettagli e la nitidezza generali, considerate le ridotte risorse a disposizione del team di sviluppo, sono più che adeguati anche per le console next-gen. Per limare qualche piccolo difetto, gli ideatori hanno giocato molto bene sugli effetti visivi, ecco quindi che si noterà il supporto all’HDR nelle esplosioni, nei potenziamenti presenti nella scacchiera di battaglia o nei lampi emessi dai personaggi. Una ambientazione caratteristica e coinvolgente, ma che forse manca leggermente di originalità, essendo simile ad altri titoli già visti in precedenza.
I modelli dei personaggi sono tutti diversi tra loro, offrono una buonissima varietà con movimenti non atipici, texture ben definite, e palettes di colori perfettamente gestite. Apprezzata la scelta di potenziare e personalizzare Avyanna con vesti particolari, le quali conferiscono abilità speciali, o incrementano le sue caratteristiche di base. La colonna sonora è marginale rispetto all’esperienza in sé, è più che altro una leggera musica di accompagnamento, nell’esplorazione delle aree, nulla di più.
Disciples: Liberation è a tutti gli effetti un GDR (gioco di ruolo) strategico a turni in stile fantasy, il quale però integra al proprio interno svariate anime, che portano gli utenti ad esperienze differenti tra loro. Il fulcro centrale dell’esplorazione del pianeta è la fortezza (chiamata Yllian), l’hub tramite il quale sarà necessario forgiare l’armata, migliorare le abilità del personaggio (e degli alleati) e sovrastare tutte le altre fazioni. Essendo completamente libera da qualsiasi influenza, deve essere ricostruita, serviranno quindi materiali, abilità particolari e specifiche, per riuscire a sbloccare di volta in volta le varie aree, dove addestrare l’armata o potenziare le proprie abilità; inizialmente sarà necessario stabilire una strategia specifica.
Il pianeta è suddiviso in varie aree, all’interno delle quali trova posto una razza specifica; l’ordine con il quale l’utente deciderà di visitarle è completamente libero, le stesse sono abbastanza grandi, sebbene il titolo non si tratti di un open world, offrono anche una buonissima libertà d’azione. Tutte sono farcite di quest principali e secondarie, con possibilità di conquistare edifici, opzioni fondamentali per ricevere le risorse (le quali possono essere raccolte anche per strada) per espandere e migliorare Yllian. Questo è il motivo per il quale l’esplorazione assume un ruolo tanto importante, si consiglia di parlare con ogni NPC che incrocerete sul vostro cammino, vi permetterà di scoprire forzieri, o di ricevere una missione secondaria, che porterà a sua volta ad una ricompensa.
La longevità e la varietà d’azione non mancano in Disciples: Liberation, gli sviluppatori hanno promesso oltre 270 missioni con più di 80 ore di gioco complessive (volendo seguire ogni singola ramificazione), una durata che può far sicuramente gola agli amanti di titoli di questo tipo. Le missioni sono abbastanza varie, non troppo ripetitive, non tendono a stancare nel prosieguo dell’esperienza, stesso discorso per la varietà delle ambientazioni, entro determinati limiti fisici, sono differenti le une dalle altre.
Le battaglie vere e proprie verranno combattute su campi a forma quadrata con dimensioni variabili, purtroppo troppo simili tra loro. Le ambientazioni in questo caso non riescono a variare l’apporto visivo, stancando alla lunga, o comunque limitando l’approccio strategico. Discorso simile per le dimensioni, sono parallelamente relativamente piccole, ciò sta a significare che in un solo turno si potrà raggiungere il nemico, e non si aprirà dinnanzi un ventaglio di opzioni e di possibilità di approcci differenti, con la tattica ridotta in parte al lumicino.
I personaggi, essendo un gioco di ruolo, si differenziano tra arcieri, demoniaci o elfi (tutti addestrabili dalla fortezza e che opereranno nelle retrovie), ed eroi (come Avyanna, per intenderci). Quest’ultimi sono i più versatili, oltre a coloro che entreranno nel vivo dell’azione e della battaglia, dando la possibilità di scegliere tra svariati incantesimi ed abilità particolari, oltre a tre skill tree e quattro classi.
Lo scontro viene vinto nel momento in cui tutti gli eroi sono stati sconfitti, non contano i personaggi nelle retrovie, ricordando comunque di ricaricare la “vita” alle varie fontane dislocate per le mappe. La progressione nella difficoltà va di pari passo con la crescita, perfetta, dei personaggi comandati, sebbene non raggiunga mai un livello di sfida particolarmente elevato.
In conclusione Disciples: Liberation è un titolo che vale la spesa di 39,99 euro e rientra di diritto nel backlog degli utenti che amano i GDR a turni, grazie ad una buona ambientazione, alcune idee di fondo apprezzate (come la presenza appunto dei personaggi nelle retrovie o la sfumatura gestionale della fortezza), una grande varietà di personalizzazioni e di abilità, per finire con una longevità assolutamente degna di nota (almeno 80 ore sono tantissime).
Tra gli aspetti negativi segnaliamo campi di battaglia molto simili gli uni con gli altri e forse fin troppo piccoli, con una intelligenza artificiale che in alcune occasioni fa le bizze, rendendo l’esperienza fin troppo semplice. Il rischio di ripetitività nelle missioni assegnate è reale, siamo perfettamente consapevoli che non potevano essere tutte e 270 differenti.
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