Recensione Remnant 2, un netto upgrade dal primo episodio

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Il primo Remnant: From the Ashes fu un titolo uscito quasi in sordina, rappresentante il giusto mix tra uno sparatutto ed un soulslike, con una parte di meccaniche RPG, che nel tempo riuscì a conquistare un nutrito gruppo di fedelissimi. Remnant 2 segna il punto di svolta per Gunfire Games, team di sviluppatori che ha saputo cogliere alla perfezione tutto il buono espresso dal capitolo precedente, elaborando migliorie ogni dove. Vediamolo meglio da vicino nella nostra recensione completa.

 

 

Grafica

Esattamente alla pari del capitolo precedente, anche Remnant 2 dimostra di non essere particolarmente all’avanguardia nel comparto tecnico. I miglioramenti si notano, il frame rate resta particolarmente stabile, nella nostra prova su Xbox Series X, con un dettaglio ed una nitidezza che gli permette di compiere buoni passi in avanti, ma con limiti netti e ben visibili. Non fraintendeteci, l’esperienza è molto positiva e non presenta negatività particolari da segnalare, ciò di cui abbiamo sentito la mancanza è il classico colpo d’occhio nelle ambientazioni, o quella giusta stabilità nelle varie configurazioni che è possibile selezionare. Degna di nota è assolutamente la localizzazione in lingua italiana, con il doppiaggio nel nostro idioma, un qualcosa di inaspettato ma sicuramente apprezzatissimo, in un periodo storico in cui tantissime software house sembrano aborrire la nostra lingua, anche se non troppo preciso.

 

Meccanica di gioco

Remnant 2 è un titolo che potremmo quasi definire ibrido, perché al proprio interno riesce a convogliare più anime, tutte giustamente mixate per un risultato finale sorprendente. Da un lato troviamo una narrazione molto particolare, che ricorda in parte l’esperienza di FromSoftware, la quale porta l’utente ad affidarsi ai dialoghi con i personaggi presenti nei vari mondi (in totale 5) che si attraverseranno, dall’altro invece troviamo il gameplay in terza persona con meccaniche souls ed allo stesso tempo l’albero delle abilità in perfetto stile RPG.

Ciò che rende il gioco speciale è comunque la generazione procedurale, ovvero la sua capacità di creare infiniti mondi diversi casuali, ogni qualvolta andrete ad avviare l’esperienza (come in Returnal, per intenderci), ma con gli stessi boss al termine del livello stesso. Al centro si trova l’hub, il Ward 13, nel quale, dopo una breve spiegazione di ciò che è avvenuto nel titolo precedente, l’utente si trova a conoscere la Pietra del Mondo, l’artefatto che permette al protagonista appunto di spostarsi tra gli universi (anch’essi in ordine casuale). Le cinque macro aree sono a loro volta suddivise in zone in cui trovare boss, NPC e dungeon unici, tutti mischiati in modo tale che ogni partita sia diversa dalla precedente.

 

Gameplay

Come ogni buon souls che si rispetti, anche Remnant 2 fonda l’esperienza sull’esplorazione, l’occasione perfetta per scovare NPC pronti a impartire brevi missioni con ricompense molto interessanti, vedasi ad esempio equipaggiamenti di vario genere, oppure segreti che permettono di comprendere al meglio la “lore” ed una serie di enigmi ambientali mai troppo difficili da risolvere. Il tutto viene condito con una progressione piacevole e giustamente bilanciata, anche se forse con una curva di apprendimento fin troppo ripida nelle fasi iniziali. La crescita del personaggio si nota sin da subito, con build sempre più complesse che permettono all’utente di svolgere al meglio le proprie mansioni, fornendo al contrario un impatto iniziale molto duro e difficile da digerire. Ciò che non manca è chiaramente la personalizzazione e la variabilità nella creazione della build, grazie alla presenza di numerose classi, amuleti, anelli o anche più semplicemente mod da applicare.

L’intera avventura può essere giocata in single player o in multiplayer con un amico, riuscendo altresì a bilanciare alla perfezione il livello di difficoltà e la progressione, anche grazie alla presenza di quattro livelli selezionabili all’avvio della partita. Di per sé l’esperienza è assolutamente gradevole e consigliatissima, porta con sé alcune piccole negatività tecniche, che rendono l’esperienza più difficile del previsto: le movenze dei nemici non sono sempre prevedibili, il numero di mostri sullo schermo è eccessivo proprio per mettere in difficoltà l’utente, ed a volte il danno è sbilanciato, sempre e soltanto per rendere la vita più difficile.

 

Remnant 2 – conclusioni

In conclusione Remnant 2 non lo possiamo definire un capolavoro, sebbene resti un titolo sicuramente da giocare e con cui divertirsi in solitaria o con un amico, nel corso delle 10 ore circa necessarie per completare l’intera esperienza (ma con una rigiocabilità davvero unica). I miglioramenti rispetto al titolo precedente sono palpabili e riguardano ogni singolo aspetto del gioco, un applauso a Gunfire Games per l’eccellente lavoro svolto, sebbene comunque siano necessari piccoli accorgimenti per il futuro.

Tra gli aspetti negativi troviamo proprio un comparto tecnico migliorabile ed un sistema di controllo ancora troppo legnoso, sebbene la strada intrapresa sia quella giusta.

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