Recensione Tormented Souls: un survival horror in stile Resident Evil

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Tormented Souls è un survival horror che guarda direttamente al passato, una sorta di elogio agli ottimi titoli, quali Resident Evil Silent Hill, che hanno aperto la strada ad un settore altrimenti molto di nicchia. Pubblicato da PQube, è realizzato da Dual Effect Games, uno studio indie composto dai fratelli Araneda.

 

Trama

Nel corso della vostra avventura in Tormented Souls impersonerete Caroline Walker, una giovane ragazza che un giorno riceve una lettera misteriosa dal Wildberger Hospital, al cui interno è inserita una vecchia foto con due giovani donne. Nell’esatto istante in cui la osserva da vicino, un fortissimo mal di testa la colpisce; nelle settimane successive è tutt’altro che in forma, colpita da insonnia molto profonda, e nei pochi momenti in cui riesce a dormire, anche da incubi, la protagonista decide di rompere gli indugi e dirigersi presso l’ospedale citato.

Una volta entrata Caroline viene stordita con la più classica delle “botte in testa“, per poi risvegliarsi completamente nuda in una vasca da bagno, con un tubo fino in gola, e sopratutto senza un occhio. Il suo obiettivo principale sarà di abbandonare l’ospedale il più rapidamente possibile, nel frattempo però vuole cercare di capire fino in fondo cosa le è successo, e cosa sta accadendo.

Le scelte che l’utente opterà di fare varieranno l’esito finale della storia, l’intreccio è complessivamente apprezzabile e ben congeniato, con tantissimi riferimenti ai cliché che più accomunano titoli di questo genere. Per creare una variante della storia, in stile The Medium, gli sviluppatori hanno pensato ad una sorta di “mondo parallelo”, in altre parole una realtà distorta, ma allo stesso tempo legata al mondo in cui stiamo vivendo, poiché le azioni compiute nella suddetta, andranno a ripercuotersi anche nel nostro ambiente.

 

Grafica

Paragonare Tormented Souls con i capisaldi dei survival horror, come ad esempio i già citati Silent Hill Resident Evil, sarebbe ingiusto, il budget ed il numero di sviluppatori fanno la differenza. Nel suo piccolo, ricordando che comunque ha anche un prezzo di soli 19,99 euro, il titolo riesce a fornire un’ambientazione cupa e tetra (ed era il loro obiettivo), con discreti dettagli complessivi.

Il rimando ai giochi del passato è dettato da, come vi dicevamo, anche dalla scelta della telecamera fissa, un qualcosa che permette agli sviluppatori di limitare gli sforzi grafici, sapendo già di base cosa l’utente andrà sempre ad inquadrare. La colonna sonora è perfetta per accompagnare l’ambientazione, che ricordiamo essere un ospedale in una villa abbandonata.

La natura indie del gioco è palese, la si nota sopratutto negli spezzoni in determinati punti della partita, il doppiaggio non è eccellente, ma la presenza dei sottotitoli in lingua italiana è più che apprezzata. I movimenti della protagonista sono abbastanza compassati e non sempre bellissimi da vedere, sebbene resti un dettaglio solamente estetico, non va ad inficiare l’esperienza complessiva. Stesso discorso per il vestiario, facendola apparire come nel posto sbagliato, rispetto all’ambientazione cupa che gli sviluppatori sono riusciti perfettamente a ricreare. L’atmosfera ricreata è perfetta, non ai livelli di un Outlast 2, ma comunque in grado di mantenere il livello dell’attenzione sempre elevato.

I dettagli non sono precisissimi, considerando che però stiamo parlando di un team di sole due persone, possiamo ritenere il loro lavoro assolutamente encomiabile.

 

Gameplay e meccaniche di gioco

Elemento cruciale di Tormented Souls non è il gunplay (di cui parliamo tra breve), quanto gli enigmi. La complessità è, giustamente, crescente, sino ad arrivare a livelli quasi sfiancanti per un utente non avvezzo a titoli di questo tipo; molto bene la qualità degli enigmi, mai dozzinali o troppo banali, con la giusta sfida che effettivamente avremmo voluto vedere.

Il sistema di puntamento non è comodissimo, appare come un riadattamento del puntatore di un mouse, non è sempre facilissimo spostarsi con il pad, è necessaria solo un po’ di pratica. Tutti gli oggetti necessari per la sopravvivenza, o per la risoluzione degli enigmi, vengono raccolti nell’inventario, senza limitazioni di spazio. Abbiamo apprezzato moltissimo il tutorial intrinseco all’esperienza, non verrà effettivamente mostrato a schermo, ma si trova celato nei fogli di istruzioni che l’utente trova sparsi per le ambientazioni, un’idea assolutamente carina.

L’esplorazione è l’altro elemento fondamentale dell’esperienza, realizzandosi interamente nella villa abbandonata, sarà necessario continuare a spostarsi di stanza in stanza, per raccogliere gli oggetti fondamentali per risolvere gli enigmi, o anche munizioni/morfine per sopravvivere. Gli aiuti sono pressoché inesistenti, dovrete prestare molta attenzione anche agli indizi nascosti all’interno dei documenti (leggeteli sempre).

Il combattimento rappresenta infine un elemento quasi marginale di Tormented Souls. La povera Caroline non dovrà scappare o nascondersi, cosa che avviene in Outlast 2, ma avrà a disposizione una pistola spara-chiodi, un fucile o anche semplicemente un piede di porco per abbattere i nemici che si incontreranno nelle varie stanze. Il sistema di puntamento è abbastanza macchinoso, sebbene la mira sia automatica sul nemico, dipendentemente sia esso in piedi o a terra. Come tutti i survival horror, le munizioni sono sempre troppo scarse, è importante valutare bene come utilizzarle.

La difficoltà generale è infine incrementata dall’oscurità, la maggior parte delle stanze è al buio, e Caroline deve illuminarle con il fidato accendino. Il problema risiede però nell’impossibilità di utilizzare contemporaneamente l’arma e lo stesso, una scelta azzardata, ma comunque da apprezzare, intensifica ed impreziosisce l’esperienza, rendendola più avvincente.

 

Tormented Souls: conclusioni

Tormented Souls è in conclusione un buon survival horror, conoscendo e ricordando il background del team di sviluppo. L’apprezzamento verso i titoli del passato è notevole, dall’ambientazione, alla visuale fissa (necessita pratica per capire come spostarsi negli ambienti), sino agli enigmi. L’atmosfera è quella giusta, sebbene la visuale in prima persona faccia sempre più paura, come anche la colonna sonora. Notiamo solamente qualche piccolo difetto tecnico, la protagonista poteva essere migliore, cosa che non accade per l’incredibile dettaglio delle ambientazioni, mentre il gunplay sarebbe da perfezionare.

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