Lavoro sedentario e sonno: un rischio per la salute mentale

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La tua scrivania potrebbe essere la causa delle tue notti insonni. Secondo un nuovo studio pubblicato sul Journal of Occupational Health Psychology, le abitudini lavorative moderne — sempre più sedentarie e flessibili — compromettono gravemente la qualità del sonno.

Lo studio, condotto nell’arco di dieci anni e su oltre 1.000 lavoratori, ha rivelato che l’80% della forza lavoro è sedentario e questo stile di vita è associato a un aumento del 37% dei sintomi di insonnia. Il rischio sale ancora se si lavora con orari irregolari, portando a una maggiore necessità di “sonno di recupero”.

Sonno disturbato? Potrebbe essere colpa della tua scrivania

I ricercatori hanno identificato tre profili principali:

  • Chi dorme bene, con cicli regolari;
  • Chi dorme in fase di recupero, ovvero ha bisogno di recuperare nel weekend;
  • Chi presenta sintomi simili all’insonnia, con difficoltà ad addormentarsi, risvegli notturni e stanchezza cronica.

È proprio quest’ultimo gruppo quello più colpito dal lavoro sedentario, secondo i dati dello studio Midlife in the United States. Anche gli orari atipici, come turni spezzati o lavoro notturno, spingono i lavoratori verso un ritmo sonno-veglia disordinato, che può diventare cronico.

Il corpo immobile… e la mente inquieta

La psicologa Claire Smith, citata da EurekAlert, sottolinea che “un buon sonno non è solo questione di ore: contano regolarità, qualità e capacità di dormire senza interruzioni.” Ma un lavoro al computer, per molte ore e senza pause attive, altera la naturale fatica fisica che stimola un sonno profondo.

Inoltre, il lavoro post-orario — come rispondere alle email a letto — alimenta un circolo vizioso: più stimoli cognitivi prima di dormire = meno possibilità di un sonno rigenerante.

Soluzioni: movimento, consapevolezza e limiti digitali

Per invertire questa tendenza, lo studio raccomanda piccole modifiche quotidiane, tra cui:

  • Alzarsi e muoversi ogni ora, anche solo per 5 minuti;
  • Evitare dispositivi elettronici dopo cena;
  • Stabilire orari fissi di fine lavoro;
  • Introdurre momenti di disconnessione mentale prima di dormire.

Le aziende dovrebbero promuovere una cultura del benessere, attenta non solo alla produttività ma anche alla salute a lungo termine dei dipendenti.

Dormire bene è una questione lavorativa (non solo personale)

In conclusione, la qualità del nostro sonno non dipende solo dal materasso o dal numero di ore dormite. È il modo in cui viviamo le nostre giornate lavorative a determinare la notte. E in un’epoca in cui il confine tra lavoro e vita privata è sempre più sfumato, ritrovare un equilibrio tra movimento, orari e disconnessione diventa essenziale per dormire… e vivere meglio.

Foto di WOKANDAPIX da Pixabay

Federica Vitale
Federica Vitalehttps://federicavitale.com
Ho studiato Shakespeare all'Università e mi ritrovo a scrivere di tecnologia, smartphone, robot e accessori hi-tech da anni! La SEO? Per me è maschile, ma la rispetto ugualmente. Quando si suol dire "Sappiamo ciò che siamo ma non quello che potremmo essere" (Amleto, l'atto indovinatelo voi!)

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