Recensione Death or Treat: roguelite action dalla grafica unica

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Death or Treat è un action roguelite che punta fortissimo su due aspetti fondamentali: grafica unica nel suo genere, e satira che possa tenere letteralmente incollati gli utenti allo schermo. Il risultato è un gioco che si lascia giocare senza troppi problemi, ma sarà sufficiente? scopriamolo assieme nella nostra recensione completa.

 

Trama e Grafica

Il costrutto narrativo alle spalle di Death or Treat, come era lecito immaginarsi, non risulta essere particolarmente complesso, anche se decisamente originale. Vi ricordate tutte le pellicole cinematografiche in cui lo spirito del Natale è sparito? ebbene, nel gioco recensito è lo spirito di Halloween ad essersi magicamente volatilizzato, e per questo motivo una delle più importanti aziende nella produzione di dolcetti, la GhostMart, è sull’orlo del fallimento.

Il cattivo della situazione è Clark Fackerberg, il fondatore di Faceboo (notate i riferimenti a Zuckerberg e Facebook?), accusato da Scary, il fantasmino proprietario della suddetta azienda, di aver soggiogato il popolo con una nuova droga, che li estranierebbe dal mondo. Un approccio satirico sicuramente divertente ed irriverente, che punta a spingere il giocatore nella realtà del 2023, in cui la maggior parte delle persone è stata catturata dai social network, perdendo di vista tutto il resto.

Nella nostra prova su PC (Steam), abbiamo notato qualche piccolo problema di ottimizzazione, con importanti cali di frame rate, nonostante il notebook di test fosse più che adatto alla riproduzione del titolo. Al netto di quanto indicato, la grafica fumettistica è uno dei suoi punti di forza, un design unico, che ricorda lontanamente Hollow Knight, con la giusta contrapposizione di colori, forme spinte all’estremo, e l’espressività del personaggio principale sempre pronta a strappare una risata. Le premesse c’erano davvero tutte, peccato davvero per l’ottimizzazione, ed altre problematiche relative a ritardi nella ricezione dei comandi, oppure ad un eccessivo riciclo delle ambientazioni/assets.

 

Gameplay e Meccanica di gioco

Death or Treat è roguelite che si basa quasi interamente sulle sessioni action-platform, senza sfociare però in un’eccessiva punizione per il giocatore finale. Il livello di difficoltà è bilanciato correttamente, portando al giusto impegno, senza mai infierire; il level design è ottimo, sono innumerevoli i percorsi secondari ed i segreti nascosti nella mappa, con stanze nascoste che possono accrescere le risorse a disposizione, stimolando alla giusta esplorazione.

Il fulcro dell’intera avventura sono comunque i combattimenti, le mosse a disposizione sono sostanzialmente tre: attacco dalla distanza, rapido ed ovviamente pesante. La verticalità è sfruttata correttamente, con attacchi dall’alto che divengono nel tempo via via sempre più importanti; nell’eventualità di morte, il personaggio viene rispedito all’hub centrale, perdendo buona parte delle risorse (ma non tutte).

L’hub può essere a sua volta migliorato, inaugurando nuove attrazioni o locali, e portando così alla ripopolazione dello stesso. Sono disponibili vari potenziamenti, riguardanti il miglioramento delle armi secondarie (presso la Fucina di Frank), le pozioni curative (da DetoxBucks) oppure l’inventario (da Joe Bite Them). Una progressione complessivamente discreta che però non viene seguita dall’innalzamento del livello di difficoltà generale, sempre statico, se non nell’ultimo mondo (ricco di nemici da sconfiggere).

 

Death or Treat  – conclusioni

In conclusione Death or Treat è un piccolo titolo senza infamia e senza lode, un gioco da acquistare se volete trascorrere qualche ora (si completa in poco tempo) di divertimento, senza dovervi impegnare eccessivamente. Il punto forte è chiaramente l’art design, sulla grafica gli sviluppatori hanno lavorato tantissimo, raggiungendo risultati eccellenti, con una buona dose di satira che strapperà non poche risate.

Dall’altro lato troviamo difficoltà nell’ottimizzazione (comunque migliorabile con aggiornamenti software) ed una ripetitività che potrebbe stancare gli utenti non appassionati del genere.

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