Gli umani hanno trasformato la costruzione di spazi in una forma d’arte, ma non siamo le uniche specie con risultati così evidenti. Un particolare genere di ape senza pungiglione dell’Asia sud-orientale porta davvero quell’idea a un altro livello, creando alveari a spirale che competono con il Guggenheim di New York.
Sappiamo che le api sono intelligenti, ma è stato un po’ un mistero il modo in cui le api Tetragonula riescono a creare la loro intricata spirale, occhio di bue ed altri alveari di forma irregolare.
Ora, un team internazionale di ricercatori si è intensificato per scoprirlo; sorprendentemente, quando gli scienziati hanno usato modelli matematici per studiare i modelli trovati negli alveari, hanno scoperto che la creazione di essi aveva sorprendenti somiglianze con la formazione di cristalli.
Gli alveari simili alla formazione di cristalli
“La crescita del cristallo e la costruzione del pettine d’api sono due sistemi che operano all’interno di sfere scientifiche molto diverse. Quindi cosa porta a strutture simili? Questa è la bellezza dell’applicabilità della matematica alla natura”, scrivono i ricercatori nel loro articolo.
“Si scopre, così spesso, che leggi e principi simili governano la formazione di sistemi molto diversi in diverse aree della scienza, e quindi sono descrivibili dalla stessa matematica”.
Il nido d’ape non è una struttura piatta. Gli strati sono sollevati per consentire alle api di entrare nelle terrazze sottostanti. Questo, scrivono i ricercatori, può essere pensato come una versione ape dei livelli a spirale del Guggenheim Museum, una struttura del 20° secolo conosciuta come uno degli edifici più importanti dal punto di vista architettonico di New York.
“Da quel momento in poi è stato possibile capire come appaiono questi schemi nel caso delle api, e siamo stati in grado di prendere le idee che avevamo sviluppato osservando la crescita dei cristalli e il modo in cui i molluschi producono la madreperla (madreperla), entrambi di cui mostrano una spirale molto simile e modelli target a quelli delle api”, ha spiegato un ricercatore.