Al giorno d’oggi non ci si stupisce quasi più di niente. La tecnologia ha fatto passi da gigante negli ultimi anni, concedendo innovazioni finora auspicabili solo all’interno della sfera fantascientifica della cinematografia. Ma le cose sono cambiate I sistemi di accesso agli smartphone, ad esempio, lo sono, ed anche i nuovi sistemi a sensori che consentono, come in questo caso, l’utilizzo di un sofisticato algoritmo di lettura degli odori.
Ve lo assicuriamo, non siamo usciti fuori di senno. Un gruppo di ricercatori appartenenti alle file della prestigiosa , di fatto, Rockefeller University di New York, pare aver risolto un quesito vecchio di decenni: «Esiste un modo per “sentire gli odori” di una molecola esaminandone la sua struttura?». La risposta è stata presto fornita dai nuovi algoritmi di intelligenza artificiale ad auto-apprendimento che, grazie ad un database di dati, è riuscita a dare nuove conferme alle domande iniziali.
I risultati, come chiaramente decifrabile, potrebbero avere una vasta gamma applicativa e portare al setaccio di miliardi e miliardi di molecole in pochi secondi. L’esperimento si è svolto attraverso l’ausilio di un gruppo di 49 volontari che sono stati messi alla prova nella valutazione di 476 sostanze chimiche diverse, variabili dal piccante al fruttato.
A seguito dell’assembling dei dati, i ricercatori hanno rilasciato 407 delle sostanze chimiche di riferimento per la stesura di un algoritmo di riferimento secondario futuro che tenga conto di ulteriori 4.884 variabili. Le rimanenti 69 sostanze, invece, sono state mantenute in modo tale da poter essere testate.
Alla fine, il professor Richard Gerkin , neuroscienziato presso l’Arizona State University di Tempe, ha raggiunto un risultato soddisfacente che ha consentito all’algoritmo software di individuare, sulla base dei test, le composizione chimiche delle sostanze prese in esame. 21 dei 69 descrittori non hanno comunque consentito un’analisi dettagliata delle molecole, ma già da ora il risultato è più che ragguardevole.
La particolarità di questa sfera di ricerca consentirà di aiutare gli scienziati a restringere il campo di ricerca per un particolare odore o addirittura sapore. Alla fine, quindi, sarà possibile creare un database che prenda in esame un determinato numero di molecole chiave utili all’individuazione della fragranza, senza per questo procedere ad un esame di miliardi e miliardi di molecole.
L’algoritmo, già da questi primi frangenti, fa valere le proprie argomentazioni che si completeranno con la futura possibilità di ottenere anche una predizione accurata degli odori generati da una particolare miscelazione chimica di sostanze. Riusciranno gli scienziati a giungere ad una conclusione? I sistemi ad apprendimento automatico, in tal caso, giocano un ruolo essenziale. Credo lo scopriremo presto.