Un wormhole indica in fisica un varco spazio-temporale, ossia una sorta di portale attraverso cui compiere dei viaggi nello spazio-tempo. La loro reale esistenza non è mai stata dimostrata, nemmeno a livello teorico ed il dibattito su questo argomento è sempre controverso.
Un nuovo metodo potrebbe rivelare se nella Via Lattea c’è un wormhole
Ma due astrofisici, De-Chang Dai dell’Università di Yangzhou in Cina e Dejan Stojkovic dell’Università di Buffalo, non solo credono nella loro esistenza ma, in una articolo di prossima pubblicazione ufficiale su “Physical Review D” e pubblicato sul sito arXiv.org, suggeriscono un metodo per cercare un wormhole all’interno di un buco nero.
Ciò che i due astrofisici descrivono nell’articolo, è infatti un metodo di osservazione che potrebbe portare, al massimo entro un decennio, a scoprire se all’interno di
Sagittarius A*, il buco nero supermassiccio al centro della Via Lattea, si nasconda un wormhole o meno. Nell’articolo sono descritti in modo dettagliato tutti i test da eseguire.
Lo spazio-tempo dall’altra parte potrebbe influenzare quello dal “nostro lato”
I buchi neri sono il luogo più indicato per l’eventuale presenza di un wormhole, proprio grazie alle condizioni estreme che li accomunano. Secondo i due ricercatori, se un wormhole esiste, questo permetterebbe alle stelle che si trovano dal lato opposto, di esercitare comunque un’influenza gravitazionale sulle stelle che invece sono dal nostro lato dello spazio-tempo. Questa influenza, anche se molto lieve, sarebbe comunque misurabile.
Alla base della teoria di Stojkovic vi è il fatto che, se i wormhole sono attraversabili le particelle possono passarci attraverso e dunque possono farlo anche i campi gravitazionali ed elettromagnetici. Quindi se ci si trova “da un lato del wormhole, si può sentire cosa succede dall’altro” lato.
Secondo Stojkovic e Dai dunque, analizzando i movimenti delle stelle dal nostro lato, come ad esempio la stella S2, che orbita a circa 17 ore luce da Sagittarius A*, si potrebbero osservare delle piccole accelerazioni causate dal wormhole. Le misurazioni della stella S2, potrebbero dunque rivelare l’esistenza di una stella, di poco più grande del Sole, dall’altro lato del wormhole.
Non sarebbe una prova dell’esistenza di un wormhole, ma potrebbe esserlo della sua assenza
Anche se dovessimo rilevare tali condizioni, questo non sarebbe certo la prova definitiva dell’esistenza di questi varchi spazio-temporali. Le stesse condizioni infatti si registrerebbero se nelle vicinanze vi fosse un buco nero più piccolo di Sagittarius. Ma di certo se queste variazioni non dovessero venir rilevate, si potrebbe escludere l’esistenza di un wormhole all’interno del buco nero supermassiccio della Via Lattea.
In una decina di anni potremmo avere gli strumenti giusti
Stojkovic ritiene che sia possibile per noi effettuare tale tipo di misurazioni grazie al continuo miglioramento dei metodi osservativi. Allo scopo potrebbero essere utilizzati strumenti come GRAVITY, il sistema che si trova sul Very Large Telescope in Cile. Questo strumento sarebbe in grado di rilevare le perturbazioni indotte dal wormhole sulla stella S2.