Gli allevamenti potrebbero avere a che fare con future epidemie

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Uno studio condotto nel Regno Unito ha prodotto un risultato inquietante per quanto riguarda la salute pubblica. In breve, l’abuso degli antibiotici negli allevamenti, l’elevato numeri di animali presenti in quest’ultimi e la bassa diversità genetica dovuta alle selezione degli esemplari, potrebbero portare a un aumento delle epidemie dovute a un batterio particolare, il Campylobacter jejuni.

Non si tratta di un batterio molto pericoloso, ma è molto diffuso. Il passaggio all’uomo avviene tramite il consumo di carne, prevalentemente bovini e pollame. Può causare diversi problemi come diarrea con sangue. Un aspetto che lo rende pericoloso è il fatto che è resistente agli antibiotici proprio per l’uso intensivo fatto negli allevamenti.

Allevamenti: focolai di batteri ed epidemie

Lo studio ha evidenziato come il batterio si sia evoluto diverse volte negli ultimi anni, cambiamenti avvenuti di pari passo con l’aumento del numero di animali presenti negli allevamenti. Le mutazioni hanno fatto guadagnare al batterio la capacità di attraversare le difese dell’uomo e infettarci.

Le parole dei ricercatori:

“Ci sono circa 1,5 miliardi di bovini sulla Terra, ognuno dei quali produce circa 30 kg di letame ogni giorno; se circa il 20% di questi trasporta Campylobacter, quello equivale a un enorme potenziale rischio per la salute pubblica. Negli ultimi decenni, ci sono stati diversi virus e batteri patogeni che hanno cambiato specie da animali selvatici a umani: l’HIV è iniziato nelle scimmie; H5N1 proveniva da uccelli; ora si sospetta che Covid-19 provenga da pipistrelli. Il nostro lavoro mostra che i cambiamenti ambientali e il maggiore contatto con gli animali da allevamento hanno causato il passaggio di infezioni batteriche anche agli esseri umani. Penso che questo sia un campanello d’allarme per essere più responsabili dei metodi di allevamento, in modo da poter ridurre il rischio di epidemie di agenti patogeni problematici in futuro.”

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