Ancora una volta il morbo di Alzheimer è stato collegato a eccessivi sonnellini pomeridiani secondo una nuova ricerca. Di per sé si trova di una situazione particolare che va in entrambe le direzioni, o detto in maniera meno formale, è un cane che si morde la coda. Il deterioramento di alcuni processi dei sistemi dovuti alla malattia portano a difficoltà a dormire e quindi a una maggiore sonnolenza durante il giorno.
Sonnellini più lunghi, ma anche più frequenti, sono stati collegati a una condizione peggiore del morbo di Alzheimer nella persona e il peggioramento della cognizione in sé è correlato ad aumento di queste sessioni di riposo. Lo studio ha preso in esame 1.400 pazienti che sono stati seguiti per ben 14 anni.
Alzheimer: il collegamento con i pisolini
Le parole dei ricercatori: “Ora sappiamo che la patologia correlata al declino cognitivo può causare altri cambiamenti nella funzione. È davvero un disturbo multisi-stemico, che include anche difficoltà a dormire, cambiamenti nei movimenti, cambiamenti nella composizione corporea, sintomi di depressione, cambiamenti comportamentali”.
Nei partecipanti che non avevano ancora una diagnosi visto l’assenza di sintomi, ma che hanno visto un aumento della durata dei sonnellini durante l’anno, il morbo di Alzheimer si è presentato poco dopo. La durata di quest’ultimi si è infatti raddoppiata nel momento in cui si è riusciti a effettuare una diagnosi di decadimento cognitivo lieve e triplicata con la diagnosi di demenza. In generale è stato visto come chi dormiva più di un’ora al giorno aveva più del 40% di possibilità degli altri di sviluppare il morbo in questione.